-di PIERLUIGI PIETRICOLA-
Alberto Savinio definirebbe Andrea Scanzi un dilettantista. Una persona, cioè, che ama cimentarsi in più campi per arricchire di continuo la sua capacità espressiva, migliorandola sempre. Giornalista, conduttore televisivo, scrittore, autore teatrale e attore: in ciascuno di questi ambiti, Scanzi mantiene inalterato il suo sguardo lucido sulla realtà. Una realtà che critica, talvolta con veemenza e talvolta con arguta ironia. Nell’uno come nell’altro caso, riesce sempre a coglierne i meccanismi segreti che la muovono e ne smaschera le taciute ipocrisie.
Nel pieno della sua tournée che registra teatri pieni ad ogni tappa, Andrea Scanzi ha conversato con noi su quello che accadrà, politicamente, nei prossimi giorni; sui suoi progetti futuri; i suoi sogni e le sue speranze.
Andrea, io comincerei dalla dedica del tuo ultimo libro, Renzusconi: “A Stefano Rodotà, il Presidente che non ci siamo meritati”. Perché questa severità?
Perché candidare Stefano Rodotà Presidente della Repubblica, non votarlo e non eleggerlo come tale, ha significato una sola cosa: causare la slavina che ha fatto precipitare la politica italiana nelle condizioni pietose in cui si trova oggi. Era il match point per salvarci e lo abbiamo sprecato. Anzi no, mi correggo: lo hanno sprecato. Ne soffro ancora.
Se Rodotà fosse stato Presidente della Repubblica, cosa sarebbe cambiato per noi?
Non avremmo avuto il Napolitano-bis, e di conseguenza Renzi al governo. E oggi non ci troveremmo in questa situazione.
C’è anche da dire, però, che di lì a poco Rodotà sarebbe venuto a mancare perché già stava combattendo contro la malattia…
Non fu certo per questo che il Pd, di cui peraltro Rodotà faceva parte, non lo votò. E anche “solo” con due o tre anni di mandato sarebbe cambiato tutto. Invece non è successo. È stata l’ultima nostra speranza per un cambiamento reale. Da quel giorno lì, si è messa in moto la slavina della politica. In cui siamo ancora ben dentro.
Parliamo di Renzusconi…
Eccomi.
Da libro a spettacolo con teatri sold-out ad ogni tappa…
Un successo incredibile. Persino commoventi. Per certi versi quel successo mi ha pure cambiato la vita. Tant’è che riprenderò la tournée a breve. Aggiornando il testo, chiaramente.
Fra Renzi e Berlusconi vi sono più similarità o più diversità?
Più similarità di sicuro. Come Berlusconi, Renzi ha contribuito a creare una classe dirigente pessima, che rispecchia tutta la sua mediocrità. Renzi ha ripreso il modello comunicativo tipico di Berlusconi; un certo modo di fare politica contro le esigenze e i bisogni primari delle persone; ha lottizzato la RAI come Berlusconi; ha avuto nei confronti della stampa un atteggiamento egualmente ostile; ha proseguito le politiche berlusconiane sul lavoro, sulla scuola, sull’ambiente; ha personalizzato la politica; ha distrutto la sinistra; ha messo nei luoghi di potere tutti i suoi amici e lacchè. Di Berlusconi, Renzi è un allievo. Ripetente e di smisurata pochezza.
E per quanto riguarda le diversità con Berlusconi?
Senz’altro sul piano giuridico: Renzi non ha certo la fedina penale e i processi di Berlusconi. Neanche ha mai avuto uno stalliere mafioso o è mai stato iscritto alla P2 (anche se la massoneria forse un po’ la conosce). E poi Renzi è diverso, in meglio ovviamente, sulle questioni relative ai diritti umani: il bio-testamento, le unioni civili.
E basta?
Non è colpa mia se, pur di vincere, con Renzi il centrosinistra è diventato pressoché coincidente al centrodestra. Col paradosso ulteriore che, dalle Europee in poi, ha pure sempre perso. Anche quando correva da solo.
Un giudizio molto duro…
Neanche tanto. Renzi ha rappresentato la sbornia politica più stupida e masochista nella storia della Repubblica italiana. E’ allucinante che un ragazzotto così privo di doti e talento, goffo e improponibile, sia stato frainteso addirittura per statista. C’è ancora chi gli crede. Roba da matti!
All’inizio come ti appariva?
Esattamente come mi appare adesso: un fanfarone, un bombarolo. Una comparsa minore di un film di Panariello. Uno di quelli che, quando entrano al bar, millantano chissà quali conquiste e tutto il bar li prende in giro. Non per nulla lo chiamavano “il bomba”. Essendo toscano (sono di Arezzo), ho imparato a conoscere Renzi fin da quando era Presidente della Provincia di Firenze. Mi è sempre parso il classico ragazzotto un po’ sfigato, preso in giro da tutti a scuola. Una sorta di piccolo bulletto di periferia che, quando ha raggiunto il successo, ha cercato di riscattarsi in ogni maniera. Come il giudice di De André o, se preferisci, Tapparella di Elio e le Storie Tese. Renzi, politicamente, è un “nulla” venuto male.
Nel corso della tua tournée teatrale, avrai avuto modo di tastare il polso della situazione in tal senso…
Direi proprio di sì.
E secondo te le persone stanno cambiando opinione su Renzi, oppure no?
Si stanno lentamente disilludendo. Tieni conto che prima delle elezioni, qualcuno del Pd ha detto che il mio spettacolo – considerato il successo clamoroso – poteva considerarsi una specie di exit poll di quello che sarebbe poi stato il voto del 4 Marzo. Nelle piazze renziane, per esempio il Puccini di Firenze, si sono dovute aggiungere altri posti a sedere oltre quelli disponibili. C’erano applausi e boati da far tremare i polsi. Questo la dice lunga sul grado di percezione che si ha oggi in Italia di quest’uomo. Infatti ha preso meno del 19%: una Waterloo senza precedenti. Bisogna però fare attenzione a non commettere un errore di ingenuità.
Quale?
Considerare Renzi finito. L’uomo vive di potere, se ne frega del bene comune e non molla certo facilmente la presa. Infatti ha dato delle dimissioni che, in realtà, sono finte. Parte del gruppo dirigente del Pd è ancora nelle sue mani, perché sua espressione diretta. E farà di tutto per piazzare al vertice del Pd un altro prestanome. La “derenzizzazione”, per il Pd, sarà un processo molto lungo. Lo stesso elettorato di Centro-Sinistra è diviso: in parte è ancora infatuato di Renzi e ragiona per tifo, mentre in parte si è avvicinato al M5S o all’astensione. Il Pd, un partito nato morto come dice Cacciari, è messo malissimo e ha bisogno di un’alternativa autentica.
E secondo te questa alternativa a Renzi c’è? È individuabile?
Bella domanda. Il fatto che non ti sappia rispondere in modo chiaro, la dice lunga sulla situazione attuale del Pd. Potrebbe essere Emiliano, ma non l’ho ancora ben compreso fino in fondo e comunque non ha i numeri. Orlando non è né carne né pesce. Cuperlo è una brava persona. In ogni caso, da sola, una persona non basta. Occorre cambiare tutto.
E Calenda?
Ha un bel faccione che in tivù funziona, parla bene, è intelligente e rispetto a Renzi è Churchill, ma non ha mai vinto mezza elezione, di sinistra ha pochino e i leader sono fatti in un altro modo.
Cambiando argomento, secondo te chi potrebbe essere nominato Presidente del Consiglio a consultazioni concluse?
Credo che ci vorranno almeno due mesi per avere un quadro chiaro della situazione e, di conseguenza, un Presidente del Consiglio.
Così tanto tempo?
Penso di sì. L’elezione dei Presidenti di Camera e Senato (la prima al Movimento Cinque Stelle e il secondo alla Lega, per come la vedo io) inizieranno a far intravedere qualcosa. Per delle certezze, credo però che bisognerà attendere almeno sino a fine Maggio. In questo lasso di tempo, capiremo forse come e quanto Mattarella sarà bravo.
Gli aspetta un compito tutt’altro che facile…
La definirei un’impresa titanica. Dovrà rivelarsi un maestro di moral suasion. Sono certo che Mattarella non vuole che si vada ad elezioni subito – tipo a Ottobre prossimo. Lui punta a far sì che ci sia un governo che duri il più possibile. Ma anche questo non è un obiettivo facile da raggiungere.
Spes ultima dea…
Siamo realisti: io, Di Maio e Salvini a governare insieme, trovando accordi per cinque anni sui provvedimenti e le possibili riforme, proprio non ce li vedo. Per loro significherebbe andare incontro a un massacro elettorale. Chi glielo fa fare? Dall’altro lato, il Pd non può tirare più di tanto la corda, altrimenti rischia davvero di tornare al voto subito. Ovvero catastrofe assoluta. Berlusconi potrebbe, da par suo, accalappiare dei parlamentari tra renziani e grillini poco grillini: se ciò fosse, si formerebbe un “Renzusconi-bis” in salsa salviniana. Un orrore tremebondo. E anche in questo caso, comunque, si tratterebbe di un governo fragilissimo.
E allora?
Mattarella lavorerà il Pd ai fianchi facendolo divenire meno rigido di come si mostra in questi giorni. Ma ci vorranno settimane e mesi. Realisticamente parlando, forse Lega e Movimento Cinque Stelle troveranno un’intesa per la riforma elettorale. Ed entro un anno o giù di lì, torneremo a votare. L’ipotesi migliore: figuriamoci le altre.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Un nuovo programma per il Canale Nove, si chiama The Match e partirà venerdì 23 Marzo alle 23.30. Ovviamente gli articoli per Il Fatto Quotidiano. La presenza a Otto e mezzo. Un libro a giugno per Rizzoli. Riprenderò poi a teatro Renzusconi, aggiornandolo ogni data. Voglio raccontare il post-elezioni inserendo anche Di Maio e Salvini. Desidero sviscerare quella che alcuni chiamano già la “Terza Repubblica”. Ma esiste davvero? Sono convinto che il “Renzusconismo” abbia prodotto per certi versi il populismo. I cittadini, insoddisfatti di quello che hanno fatto Berlusconi prima e Renzi poi, con queste ultime elezioni hanno voluto lanciare un messaggio ben preciso.
Che sarebbe?
Li hanno letteralmente mandati a quel paese, votando Movimento Cinque Stelle e Lega. Un elettore su due ha premiato forze alternative e, in maniera diversa, “antagoniste”.
Tanto nei tuoi spettacoli che nella tua attività giornalistica, tu connubi ironia e indignazione. Queste componenti possono andare di pari passo o c’è il rischio che l’una prevalga sull’altra?
Devono assolutamente andare insieme. L’ironia senza indignazione è consolatoria: non mi interessa. Voglio far ridere, ma voglio anche far pensare. Dall’altro lato non può esserci solo indignazione, altrimenti chi ti legge o viene a vederti a teatro finisce per amareggiarsi. Non desidero generare rabbia, bensì pensiero. Per raccontare la politica, soprattutto quella di questi ultimi anni, devi associare ironia e indignazione. E’ la sola ricetta che conosco.
Cosa vorresti dalla politica?
Sentirmi meno solo. Tornare a sentirmi parte di un progetto. Provare quel meraviglioso sentimento di appartenenza a un’idea e a un progetto di paese. Dire “noi” e non “io”. L’ultima volta che ho provato questa sensazione, è stata quando si accarezzò l’idea di avere Presidente della Repubblica Stefano Rodotà. Da allora sono un apolide della politica. Come tanti.