-di GIULIA CLARIZIA-
Il 6 febbraio 1952 ha avuto inizio il longevo regno di Elisabetta II, regina del Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda, e capo del Commonwealth.
Da bambina Elisabetta non si aspettava di diventare regina. Le cose cambiarono quando il fratello di suo padre, diventato re con il nome di Edoardo VIII, abdicò per sposare una donna americana due volte divorziata, atto considerato inaccettabile secondo il protocollo reale.
In quanto figlia maggiore del nuovo re Giorgio VI, Elisabetta divenne la legittima erede al trono.
Come è noto, durante la seconda guerra mondiale la famiglia reale rimase in Gran Bretagna, nonostante i frequenti bombardamenti. La principessa Elisabetta si diede da fare: nel 1945 divenne membro della Women’s Auxiliary Territorial Service dove lavorava come autista e meccanico.
Elisabetta annunciò ufficialmente il suo fidanzamento il 9 luglio 1947, e non si trattò di un matrimonio combinato. Lei stessa, all’età di 13 aveva dichiarato di essersi innamorata del principe di Grecia e Danimarca, Filippo, con il quale iniziò una corrispondenza. Egli, seppur di origini inglesi da parte di madre, era nato all’estero e sua sorella aveva sposato un nobile tedesco legato al nazismo. Per questo, il fidanzamento da molti non era visto di buon occhio. Nonostante ciò, Filippo rinunciò al titolo di principe di Grecia e Danimarca, si convertì all’anglicanesimo dal cristianesimo ortodosso e acquisì il nome della famiglia inglese di sua madre, Mountbatten.
Il matrimonio reale ebbe luogo il 20 novembre 1947. L’anno successivo, nacque il loro primo figlio, il principe Carlo, seguito dalla principessa Anna, dal principe Andrea e dal principe Edoardo.
La giovane coppia prese la sua residenza a Clarence house a Londra, ma tra il 1949 e il 1951 trascorse diversi periodi a Malta, dove Filippo lavorava come ufficiale della Royal Navy.
Già nel 1951, Elisabetta iniziò a sostituire suo padre in alcune mansioni che a causa delle cattive condizioni di salute, il re non poteva svolgere, come il tour del Commonwealth per il quale Elisabetta e Filippo partirono nei primi mesi del 1952. Mentre erano in Kenya, il 6 febbraio giunse la notizia della morte del re. Elisabetta, che era arrivata come principessa, lasciò il paese da regina.
Quando le fu chiesto quale nome avrebbe voluto, scelse di tenere il suo.
Per quanto riguarda il cognome della casa reale invece, sebbene per tradizione sarebbe dovuto essere il padre a tramandare il proprio ai figli, e dunque sarebbe dovuto diventare Mountbatten, sotto la spinta del primo ministro Winston Churchill e della regina madre, si scelse di mantenere il nobile cognome di Windsor. Filippo, risentito, dichiarò di essere il solo uomo in Inghilterra a non poter trasmettere il nome ai propri figli.
Passò più di un anno prima che la nuova regina fosse incoronata. La data prescelta fu il 3 giugno 1953. Per la prima volta nella storia la cerimonia venne trasmessa in televisione.
L’idea era quella di iniziare una nuova epoca, quella di una monarchia giovane e aperta alla modernità. E, in effetti, da quel giorno nel 1952 molte cose sono cambiate per la monarchia britannica, in primo luogo per effetto della decolonizzazione che consentì a più di venti paesi di ottenere l’ indipendenza.
Il regno di Elisabetta II è da record: Il più longevo della Gran Bretagna, dopo aver superato nel settembre 2015 quello della regina Vittoria, nonché il più lungo in assoluto per una regina. Inoltre, è la regnante più anziana e con la più lunga “attività di servizio” tra quelli ancora viventi dopo la morte del re della Thailandia Rama IX. Ha visto succedersi tredici primi ministri, ha conosciuto cinque papi e indetto tre giubilei.
Sotto di lei, lo stesso concetto di monarchia ha subito delle modifiche, soprattutto in seguito alla crisi di consensi degli anni ’90: ora la Casa Reale paga alcune tasse e Buckingam Palace è stata aperta ai turisti. Il punto culminante dell’impopolarità Elisabetta II in patria lo raggiunse in occasione della morte di Lady Diana ma riuscì, dopo numerosi tentennamenti, a superare le rigidità (che amasse poco la nuora era a tutti evidente) e quasi a dare l’impressione di essere anche lei addolorata al pari degli altri sudditi del Regno per la scomparsa di una donna decisamente apprezzata (una sorta di icona pop, accompagnata nell’ultimo viaggio non a caso dalle note di Elton John). Nonostante ciò, il concetto di monarchia britannica sembra essere ancora solido in quanto potere neutrale e simbolo di una unione, a dir il vero piuttosto debole, della nazione.