-di VALENTINA BOMBARDIERI-
Lunedì scorso a 105 Matrix Vittorio Sgarbi ha pronunciato una frase che ha scatenato non poche polemiche. “Luigi Di Maio al massimo può fare l’infermiere”. Questa la frase sicuramente infelice. Pronunciata in una accesa discussione riguardo ai titoli di studio (indubbiamente carenti per un aspirante Presidente del Consiglio) Luigi Di Maio. Le obiezioni riguardo al curriculum di Luigi Di Maio facilmente (non) reperibile su internet ognuno può avanzare le giuste obiezioni. Secondo Sgarbi Di Maio “non ha mai lavorato in vita sua, è un parassita, un cameriere, un reggicalze”. Ha continuato chiedendo poi al suo pubblico se “a 30 anni può fare il Presidente del Consiglio? Incredibile. Che so, può fare l’infermiere.”
Il critico d’arte ha poi cercato di addolcire la pillola con un video su Facebook, con scarsi risultati. Sgarbi dice di essere stato frainteso, che in fondo voleva solo dire che per fare il ministro non occorre la laurea, per fare l’infermiere sì. Dopo di qui casca l’asino, o forse la capra (per usare un quadrupede tanto caro al critico). La loro assistenza, dice riferendosi sempre agli infermieri, può essere umana, di soccorso, non necessariamente richiede conoscenze rigorose professionali eppure la legge richiede una laurea per fare l’infermiere.
Della serie “come perdere una buona occasione per tacere”. Perché se una cosa è certa, più dei carenti titoli di studio di Luigi Di Maio, è quella che Vittorio Sgarbi non abbia la più pallida idea di cosa faccia un infermiere e delle competenze necessarie per ricoprire questo ruolo così delicato in una sanità ridotta al collasso. Ogni lavoro porta con un sé una dignità ed un rispetto a cui non si può prescindere mai. Ma sul lavoro degli infermieri vale la pena spendere due parole. Sgarbi dice che “c’è verso gli infermieri la richiesta di laurea necessaria che può anche essere eccessiva, perché l’infermiere potrebbe essere anche buono, gentile e affettuoso senza essere laureato. Eppure gli richiedono la laurea”. Come se per assistere un malato o mettere una flebo o prestare tutta l’assistenza necessaria a persone in un letto di ospedale basti essere gentile. Come se per avere molte volte nelle mani la vita di una persona e la responsabilità (anche penale) basti essere affettuoso. Le doti che sgarbi elenca come necessarie sono valori aggiunti che persone che svolgono il proprio lavoro regalano per alleviare sofferenze dopo turni massacranti, doppie notti e giornate in piedi.
Di certo Luigi Di Maio non può fare l’infermiere perché non è laureato in infermieristica. Così come non può farlo neanche Vittorio Sgarbi. Quest’ultimo però forse non può neanche fare il politico perché siamo sicuri che il rispetto del lavoro altrui, qualsiasi esso sia, come la conoscenza di questo e l’umanità siano doti necessarie per sedere in Parlamento. Sgarbi continui a fare il critico d’arte, professione in cui riesce benissimo, sicuri della ovvia difficoltà che potrà incontrare a offendere quadri e statue.