-di FEDERICO MARCANGELI-
Che le fake news fossero uno strumento molto potente per indirizzare la società l’avevamo capito, ma lo scenario prospettato dall’ex vice-presidente degli Stati Uniti va oltre. In un articolo pubblicato sulla rivista “Foreign Affairs”, Joe Biden ha infatti dipinto un quadro di destabilizzazione globale messo in atto dalla Russia di Putin. Il presidente russo continua a vedere intaccata la sua aura di invincibilità, a causa di una situazione economica non proprio rosea. L’economia nazionale dipende quasi esclusivamente da gas e petrolio, due beni che hanno un andamento al ribasso negli ultimi trend globali. Senza contare che la crescente diversificazione di cui può godere l’Unione Europea, grazie a Lituania e Polonia, ha tolto alla Russia un ulteriore strumento di leva. Per cercare di sostenere il suo potere, Putin avrebbe progettato una strategia di destabilizzazione delle democrazie occidentali, introducendo degli elementi di attrito in momenti chiave.
Gli strumenti utilizzati non sono (ovviamente) quelli utilizzati per la repressione interna (arresti e limitazione della libertà di espressione), ma sfruttano la rete. Sarebbe quindi in atto quella che Biden chiama la “Putin’s soft Subversion”: una sovversione “moderata” che si nasconde tra le maglie del web. E’ la prima volta che una voce così autorevole disegna un quadro tanto articolato, visto che gli studi svolti fino ad ora avevano dimostrato una sicura ingerenza solo negli Stati Uniti (in particolare durante le elezioni). La chiave di volta di questa strategia è rappresentata dalle ormai note “Fake News”. Queste notizie inventate ad arte dai servizi segreti del Cremlino (o dalle società ad essi collegati) hanno l’obiettivo principale di diffondersi nei media occidentali, causando attriti all’interno della società.
Tali informazioni, oltre a destabilizzare, “remano” a favore delle forze nazionali più favorevoli alla Russia putiniana, come ad esempio 5Stelle e Lega (in Italia). Le società che attivamente svolgono questo compito per conto del Cremlino sono anche dette “troll farm”, cioè delle fabbriche di fake-news sapientemente gestite da hacker russi. Parallelamente a quest’attività, queste “fabbriche” avrebbero anche hackerato numerosi profili email strategici, per poi diffonderne il contenuto attraverso piattaforme quali WikiLeaks. Queste accuse dell’ex-presidente americano sono estremamente precise e circostanziate. Secondo le informazioni diffuse, gli hacker russi avrebbero agito su vari eventi legati alla vita democratica europea: il referendum olandese (per l’apertura europea verso l’Ucraina), in Italia (per il referendum costituzionale) ed in Spagna (per la secessione della Catalogna). Non solo, la strategia sarebbe quella di sostenere costantemente ed attivamente tre partiti anti-europeisti e pro-Putin: 5Stelle, Lega e AfD (in Germania). Oltre all’utilizzo della “rete”, la strategia russa sta sfruttando anche delle azioni più “dirette” come il finanziamento ad alcune organizzazioni europee. Alcuni esempi sono: un’organizzazione anti-NATO Svedese, o alcune anti-fraking in Bulgaria e Romania, allo scopo di evitare un’ulteriore diversificazione del mercato del gas. In questo quadro appare quantomai necessaria una riflessione riguardo ai rischi che stanno correndo le democrazie occidentali, che dovrebbero interrogarsi sulle contromisure da mettere in atto.