-di FEDERICO MARCANGELI-
Nella giornata di ieri sono state arrestate 10 persone implicate nell’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia. La storia aveva fatto il giro del mondo per la brutalità dell’attentato, che aveva provocato l’esplosione della vettura della donna, provocandone la morte il 16 Ottobre.
Tra i 10 arrestati, due sarebbero gli esecutori materiali; due pregiudicati locali legati ad ambienti della malavita maltese e noti con i soprannomi di “Cinese” e “Fulu”. I due fratelli, Alfred e George Degiorgio, ed i loro complici sono stati catturati attraverso una delle operazioni di polizia più grandi della storia dell’isola: 40 corpi speciali, marina, poliziotti, FBI, Europol e una squadra di 10 agenti scelti finlandesi. Il gruppo sarebbe stato intercettato per giorni e gli investigatori non hanno dubbi sulla colpevolezza materiale del gruppo.
Il radiocomando per attivare l’ordigno sarebbe stato attivato proprio da uno dei due fratelli, ma ancora non ci sono certezze sui capi d’accusa. La giustizia maltese ha infatti 48 ore (a partire dall’arresto) per poterli formulare, altrimenti gli arresti non saranno più validi. I dubbi dei media e della comunità internazionale riguardo la vicenda rimangono comunque elevati. Le ovvie perplessità sono presenti per quanto riguarda il reale (o reali) mandati dell’atto.
Appare difficile credere che la banda abbia orchestrato in autonomia l’atto, anche considerando la sua “spettacolarità”. Inoltre in molti hanno dubbi riguardo la bontà delle indagini, visto che il governo maltese è stato più volte accusato di boicottare le indagini,
soprattutto da persone vicine alla giornalista. Lo stesso magistrato che per primo condusse le indagini si dimise perché precedentemente attaccato dalla Caruana. Le polemiche tra il figlio della giornalista ed il governo non si sono placate nemmeno dopo gli arresti.
“Muscat (primo ministro maltese ndr) fa marketing politico. Abbiamo saputo degli arresti solo dalla conferenza stampa, nessuno ci ha detto qualcosa. È la polizia che investiga, non il premier. Siamo preoccupati, questo risultato non ci rassicura. Tanta gente, che potrebbe essere implicata, continua a ricevere coperture politica” le parole di Matthew Caruana. Dai Panama Papers (in particolare i Malta Files), al riciclaggio di denaro, passando dai traffici nel Mediterraneo: le inchieste della giornalista non l’avevano certo portata nelle simpatie della criminalità organizzata (maltese e non), il che rende le testimonianze degli arrestati l’unica
chiave di volta (probabilmente) delle indagini. Chi si sarebbe potuto immaginare che nel 2017 ci saremmo dovuti imbattere in una storia del genere nel cuore dell’Europa.