-di GIANMARIO MOCERA-
Da qualche mese a Bruxelles è stato aperto un museo particolare, che vale la pena di visitare: “La casa della storia europea”. Non voglio fare una sintesi del lungo percorso che viene offerto al visitatore, tuttavia ci sono alcune parole-chiave che fanno da filo conduttore lungo la visita e che riguarda l’evoluzione del processo di integrazione. I musei non sempre sono luoghi asciutti e sobri, quello della storia dell’Europa, però, è un insieme di oggetti, manifesti, testimonianze del passato più remoto (l’enciclopedia scritta da Diderot, le costituzioni dei paesi aderenti all’Unione, ma anche i primi televisori, una Fiat 600, la lavatrice) che finiscono per riportarti con la memoria indietro nel tempo.
Le varie sezioni sono bene articolate e un iPad accompagna il visitatore nei quattro piani della struttura facilitando la comprensione. La secolarizzazione dell’Europa e la sua storia nascono, almeno nel nome, dai miti della Grecia classica (la stessa che con le politiche di austerità l’Europa moderna degli Schaeuble e dei Katainen che all’epoca sarebbero stati considerati “barbari”, hanno provato a massacrare essendoci riusciti in buona misura). Ma per i greci di quei tempi era solo un luogo inospitale (è tornato a esserlo negli ultimi anni a conferma che la realtà può essere anche più amara della fantasia), pieno di foreste inaccessibili, un posto lontano su cui fantasticare.
Ma quali sono le parole-chiave che orientano il visitatore? Metterle in fila, anche con un ordine casuale, garantisce all’insieme una certa efficacia. Ogni parola ha un significato storico e cronologico, pieno di eventi e protagonisti: le fatiche degli uomini, l’oppressione, la libertà conquistata a duro prezzo, tutto è ben rappresentato; non manca proprio nulla e senza un eccessivo dispendio di retorica:
Filosofia
Capitalismo
Rivoluzioni
Terrore di stato
Illuminismo
Onnipresenza del cristianesimo
Stato nazione
Colonialismo
Genocidio
Guerre
Fascismi
La tratta degli schiavi
Marxismo
Comunismo
Socialismo
Stato di diritto
Democrazia.
Ogni parola racconta un capitolo della nostra storia, nel bene e nel male; un viaggio per non dimenticare le radici e i lenti progressi dei popoli europei, anche per non offrire agli smemorati, ai negazionisti e ai poveri stolti facili alibi; e per consentire a chi non conosce la vicenda nelle sue ampie e complesse evoluzioni di comprendere che solo cultura e memoria possono garantirci la declinazione al futuro della nostra vita, individuale e associata.
Mettere in un armadio i nostri “scheletri” sarebbe un errore imperdonabile (anche perché nel buio della notte riprenderebbero corpo come fantasmi); la dimensione europea ci consente proprio quella visione generale del passato e del presente che altrimenti ci sfuggirebbe; insieme al grande passo in avanti che pure abbiamo compiuto tra mille contraddizioni e numerosi errori. La memoria, insomma, come strumento per evitare di commettere nuovamente gli errori di chi ci ha preceduto e come occasione per prendere contemporaneamente coscienza dei progressi umani non solo scientifici.