Le tensioni coreane e l’incertezza di Putin

 

-di MAGDA LEKIASHVILI-

L’obbiettivo di Kim Jong-Un sarebbe quello di mostrarsi in grado di agitare una minaccia nucleare globale. Il leader nordcoreano la scorsa settimana ha lanciato un missile che dopo aver attraversato il Giappone, in particolare l’isola di Hokkaido, è precipitato in mare. Si tratta del sesto test nucleare, cosa che allarma gli Stati Uniti e non solo. La traiettoria del missile partito dalla capitale della Corea del Nord, Pyongyang, è stato rilevato dall’esercito della Corea del Sud e in seguito dal Giappone e dai sistemi statunitensi. Alcune ore prime del test, i media statali nordcoreani hanno rilasciato l’immagine di Kim Jong-Un che ispezionava quella che diceva essere una bomba a idrogeno pronta per il “collaudo”. Secondo le informazioni dei media statali il test è stato un “successo perfetto”; l’obiettivo sarebbe quello di costruire un arsenale nucleare statale per poter dissuadere i nemici dall’intenzione di invadere il paese e dall’organizzazione di trame volte al ribaltamento del regime. Il dispositivo testato domenica era una bomba a idrogeno, arma nucleare molto più potente, che utilizza la fusione anziché la fissione per aumentare la resa cioè il potere distruttivo. È anche nota come bomba termonucleare.

Per quanto riguarda l’America, finora, sta perseguendo quella che definisce una strategia di pressione pacifica per convincere la Corea del Nord a sottoporre il suo programma nucleare al tavolo negoziale. Ma la tensione è talmente alta da sollevare dubbi sull’efficacia della soluzione diplomatica. Le provocazioni nordcoreane potrebbero indurre gli Stati Uniti a una “risposta bilanciata”.

La Corea del Nord, d’altra parte, ha detto di essere aperta al dialogo, ma che non abbandonerà i suoi progetti nucleari a meno che gli Stati Uniti non abbandonino quella che Pyongyang considera una “politica ostile” contro di lei. Le sanzioni sono da tempo lo strumento utilizzato dalla comunità internazionale ma Kim ha sviluppato comunque le sue armi a dispetto di interventi economici che puntavano a paralizzare l’economia del paese.

Tutto ciò comporta che gli Stati Uniti debbano rivedere la loro politica. Fino ad ora le sanzioni sono state l’unico strumento nelle mani del presidente americano. Nel frattempo al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’ambasciatrice statunitense Nikki Haley ha definito gli “esperimenti” di Kim Jong-Un un atto di guerra e chiesto all’Onu sanzioni più dure per fermare i programmi di Pyongyang perché “il tempo delle mezze misure” sta per terminare.

E poi ha aggiunto: “La guerra non è qualcosa che gli Stati Uniti vogliono. Ma la pazienza del non è illimitata. Noi difenderemo i nostri alleati e il nostro territorio”. Alla conclusione della riunione, Haley ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero messo a punto una risoluzione che dovrebbe essere votata la settimana prossima.

Nonostante anche la Russia condanni il nuovo test, Vladimir Putin, consiglia di non cedere alle emozioni e di non mettere all’angolo la Corea del Nord. “Ora più che mai, tutti devono rimanere tranquilli ed evitare passi che conducano ad una escalation della tensione. C’è davvero qualcuno che pensa che solo per l’adozione di qualche sanzione, Pyongyang abbandonerà il percorso per la costruzione di armi di distruzione di massa?”, dice ritenendo quel tipo di risposta inefficace. Per di più, un conflitto potrebbe portare a una catastrofe globale.

magdalekiashvili

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