Lo stupro di Rimini e la crudeltà informativa

 

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Libero ha titolato: “Stupro di Rimini, i verbali dell’orrore: violenze disumane e doppia penetrazione, il racconto della turista e del trans”, e il Corriere della Sera ha pubblicato i verbali delle deposizioni sotto l’occhiello “Le carte”. Pagine piene di particolari terrificanti avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 agosto sulla spiaggia di Rimini. Come se la parola “stupro” non lasciasse già intendere qualcosa di terribile.

L’articolo è stato scritto da una donna, Roberta Catania. Il fatto che sia stata una donna a voler violentare di nuovo le due vittime colpisce ancora di più. Violare una persona nella sua dignità e nella sua sensibilità con un titolo a effetto non fa altro che moltiplicarne una sofferenza che le è già stata inflitta ingiustamente da quattro bestie.

Era veramente necessario? Era necessario copiare i verbali? Verbali che tra l’altro non potevano essere consegnati ai giornali in questa fase. I dettagli di uno stupro non rendono lo stupro più grave. Bastava immaginarseli in quattro contro una per sapere che l’orrore vissuto dalla donna polacca e dal suo amico e dalla transessuale difficilmente sarà dimenticato. L’orrore, la paura e la vergogna. Aggiunta alla vergogna di sapere poi che tutti sanno nel dettaglio cosa gli è stato fatto. Le vittime di violenza nelle loro ricostruzioni sono costrette a raccontare e riascoltare cosa gli è successo più e più volte, rivivendo quella violenza. Pubblicare tutto su un giornale è una mancanza di rispetto nei confronti del dolore che accompagnerà sempre queste donne. Per mostrare la brutalità del branco si calpestano le vittime. Come se i giornali e il web fossero un’aula di tribunale. I dettagli più crudi interessano alla magistratura non a noi che della disumanità del “branco” dovremmo essere abbastanza convinti solo dalla semplice notizia.

La morbosità non ha nulla a che vedere con il diritto di cronaca né con liberà di espressione. È solo pornografia intellettuale regalata in pasto a chi si esalta osservando il mondo dal buco della serratura.

Valentina Bombardieri

2 thoughts on “Lo stupro di Rimini e la crudeltà informativa

  1. “La morbosità non ha nulla a che vedere con l’informazione” questa frase dovrebbe essere appesa negli uffici di molte testate giornalistiche ✌️

  2. Sono completamente d’accordo . Ma credo non sia prerogativa delle sole testate giornalistiche . Direi che la morbosità ci accompagna ovunque . Sopratutto nei social . E’ come se avessimo bisogno di controllare tutto proprio’ perchè non controlliamo più niente . I giornali hanno un precipua responsabilità in questa deriva , ma dall’altra parte non esistono lettori (tranne qualche eccezione) che si oppongono fortemente

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