Stage, tirocini e abusi in agguato

di VALENTINA BOMBARDIERI-

Il numero totale dei tirocini, o stage che dir si voglia, in Italia supera i 143mila occupati. Nel giugno 2015 la quota si attestava intorno a 114 mila ma se torniamo al 2012, gli stage arrivavano appena a quota 63 mila. Nel giro di meno di cinque anni si sono incrementati del 116 per cento. In testa si trova la Lombardia (32 mila su 143 mila) seguita dal Lazio (18.525) e dall’Emilia-Romagna (14.276). Tutto il sud supera i 31 mila. Dal punto vista dei settori che utilizzano di più gli stage, i servizi sono in testa (108.299 ovvero circa il 70%) poi l’industria rimasta poco sopra il 20 per cento. Preoccupante è il dato dell’età dei tirocinanti: quelli tra i 25-34 superano il 44%. Gli under 24, che dovrebbero essere la maggioranza, invece sono il 41,2%. I giovani adulti tra i 35 e 44 arrivano al 7,4% mentre una fetta significativa di stagisti ha più di 45 anni (sono il 14,4%!). In 212 casi i dati segnalano addirittura degli ultra 65enni.

Uno strumento malato usato senza ratio alcuna. Usato e abusato con la funzione sostitutiva delle vere forme contrattuali. Colpa anche di Garanzia Giovani.

Stage per diventare cassiera al supermercato, 38 ore settimanali con rimborso spese da 500 euro mensili, sabato e festivi compresi, o quello per lavorare come commessa in un negozio di abbigliamento, 300 euro al mese per 8 ore al giorno. Tirocini di sei mesi per essere impiegati in un supermercato. Invece, di tirocini o stage vincolati a un percorso di formazione neanche l’ombra, in quanto questa modalità contrattuale viene utilizzata per colmare le carenze di personale. Conseguenza: tirocinanti abbandonati al loro destino e e con l’obbligo di assicurare le medesime prestazioni dei colleghi assunti regolarmente.

Stage e tirocini in questo modo hanno deviato dal loro scopo iniziale: quello di formare, di preparare a un lavoro successivo garantito attraverso un contratto regolare. È avvenuta una vera e propria torsione della fattispecie contrattuale che ha finito nella maggior parte dei casi per celarerapporti di lavoro veri e propri senza diritti cioè ferie, malattie, e, ovviamente, giusta retribuzione.

Può essere anche normale “gavetta” per un ventenne anche se bisognerebbe riflettere sulle modalità e sulla necessità di regole e di una legislazione. Ma cosa succede a diventare stagisti a cinquant’anni (se ci va bene)? Mica capita a tutti noi di essere come Robert De Niro come nel film “lo stagista inaspettato”. Perché oltre una certa linea anagrafica parliamo di madri e padri di famiglia costretti a sbarcare in qualche modo il lunario per una paga al di sotto della sopravvivenza.

Valentina Bombardieri

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