-di GIORGIO BENVENUTO e SANDRO ROAZZI
L’economia italiana, secondo la nota mensile Istat, mantiene una intonazione positiva… anche se si nota una pausa nel manifatturiero, negli investimenti e nella occupazione. Detta così questa considerazione appare come una spiritosa esibizione di umorismo involontario. La raffigurazione della “pausa” infatti abbraccia praticamente tutti i fattori di fondo della economia reale. L’Italia è un Paese essenzialmente manifatturiero i cui motori sono, appunto, occupazione e investimenti. Che poi sia anche un Paese… ben intonato fa piacere, ma non si vive perennemente… alla Scala e non si è in presenza di inesistenti… acuti, bensì ci troviamo nel bel mezzo di una competizione economica che non ha pietà per chi resta indietro. Certo fanno ben sperare gli umori delle famiglie e delle imprese, anche se i consumi crescono ma grazie essenzialmente a prezzi bassi e promozioni, tanto che l’inflazione modesta rispetto al trend europeo… ingobbisce semmai verso il basso. Fa pensare la stasi degli investimenti senza i quali è assai difficile immaginare una crescita solida ed un futuro in grado di reggere alle sfide dell’industria 4.0. Un capitolo, questo, che nessuno tocca sul serio: ci sono responsabilità dello Stato, degli imprenditori, degli investitori stranieri? Chissà…
E non si può ignorare che mentre si richiama la stasi dell’occupazione, rispunta prepotente il nodo della precarietà e i media si devono occupare di migliaia di esuberi nel sistema bancario.
Insomma forse c’è qualche motivo per una riflessione più attenta sulle prospettive economiche che limitarsi ad una presa d’atto di un andamento economico che con i suoi motivi “positivi” sembra voler raggiungere il massimo degli obiettivi in questo momento: non… disturbare. La politica ringrazia.