Nonsidice. Con Brexit un “buco da 10 miliardi


-di GIORGIO BENVENUTO e SANDRO ROAZZI-

Con la Brexit l’Unione Europea rischia mediamente un “buco” di 10 miliardi nelle sue entrate. Per l’Italia sarebbero 996 milioni. La stima è riportata in una bozza di documento di 50 pagine preparata in Confindustria e che è finora lo studio più dettagliato fatto da… un corpo intermedio sui negoziati che si aprono fra Gran Bretagna e Bruxelles.

Il testo passa in rassegna tutti i capitoli che interessano economia e finanza, compresa la mobilità di giovani e lavoratori. Mettendo in luce problemi ma anche opportunità che si aprono di fronte agli Stati europei. Un mix che potrebbe oscillare fra le peggiori prospettive e quelle che invece limiterebbero disagi come aumenti di razionalizzazione e tariffari. Ecco perché nel documento si sposa l’ipotesi di un nuovo accordo di libero scambio con un necessario “ponte” se i negoziati… zoppicassero, costituito da un accordo transitorio.

Lo scenario più probabile delle trattative potrebbe rinverdire la massima di Ottaviano Augusto “festina lente”. Affrettati lentamente.

Per l’Italia la cui attenzione sul piano politico e sociale, tranne questo studio, appare assai tiepida (per non dire nulla o quasi), la partita non è proprio marginale: il nostro export verso il Paese della regina Elisabetta valeva l’anno scorso più di 23 miliardi di euro. E in caso di trattative incagliate… i settori del made in Italy che avrebbero più da perdere sarebbero quelli delle bevande e dei vini, dei mobili e dell’arredo, delle auto.
Ma ci sono anche opportunità: è il caso degli investimenti diretti esteri, IDE, che si calcola potrebbero scendere in Gran Bretagna del 22% in 10 anni, “liberando” 282 miliardi a vantaggio (per ora virtuale) dell’Europa (per l’Italia la fetta… dell’eventuale torta sarebbe di 26 miliardi). Naturalmente è tutto da vedere e ovviamente ad appuntamenti di questo tipo ci si deve arrivare preparati. Le voci interessate a questo confronto del resto sono molte: dalla sorte di diversi servizi finanziari, alle licenze, dai brevetti ai passaporti, a questioni delicate come il controllo delle concentrazioni che potrebbe complicarsi con decisioni diverse prese nelle due sponde dell’Atlantico.
Anche la circolazione delle persone ha bisogno di accordi chiari ed importanti: si pensi alla questione degli accessi dei lavoratori, all’ applicazione delle tutele che riguardano la sicurezza sociale. Si pensi a quelle occasioni di incontro fra giovani britannici ed europei di altre nazioni come i corsi Erasmus, che nel caso di mancati accordi vedrebbe i primi esclusi e i secondi con maggiori difficoltà a frequentare i college inglesi.

Insomma ce n’è per tutti. In questo momento in realtà le emergenze europee sono altre e sullo sfondo resta sempre l’appuntamento delle elezioni tedesche che potrà determinare i veri equilibri in Europa. Nel frattempo non è escluso che i pentimento britannici… crescano ancora.

Vale la pena di domandarsi se la strada scelta da Confindustria, prepararsi e bene, non vada anche intrapresa da altre forze sociali. Ad esempio questo potrebbe essere il caso per qualche passo avanti nel definire strategie sindacali comuni in Europa. Non è facile, certo, ma perché non provarci?

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi