-di GIORGIO BENVENUTO E SANDRO ROAZZI-
Il braccio di ferro sugli aumenti dell’Iva continua imperterrito in barba alle assicurazioni periodiche che dovrebbero tranquillizzare chi lavora per il mercato interno, l’80% delle nostre imprese, e i consumatori.
La manovrina svela le mosse sia pure in modo soft, quasi che la parziale disattivazione delle clausole di salvaguardia con l’Iva al centro che varrebbe ora… solo 15 miliardi dal 2018 fosse una gentile concessione del governo agli italiani. Frutto di buon cuore, insomma.
Fra gli interventi ci sarà quello dell’aumento dell’Iva agevolata del 10% che contiene una marea di prodotti anche di consumo popolare. Un 3% in più diluito in tre anni. Gli accenni di giubilo vengono frenati, però, dalla notizia che per il 2018 il… ritocco sarà dell’1,5%. E il 2018 è un anno che secondo le previsioni dovrebbe registrare una crescita ancora attorno a un modesto 1%. In compenso l’aumento graduale dell’aliquota dal 22% al 25% godrà di una partenza lenta: nulla sul 2018, lo 0,4% dal 2019. Anche per le accise data di partenza posticipata: 2019.
Ma se le prospettive sono queste difficile immaginare che i consumi ingranino… la quarta. Non si dimentichi che la domanda interna è stata la più colpita negli anni della recessione ed è la colpevole prima della chiusura di migliaia di imprese. Contemporaneamente si sancisce la fine degli studi di settore e l’introduzione degli indici sintetici di affidabilità dei contribuenti con l’obiettivo di favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili in particolare del lavoro autonomo. Ma con quei chiari di… Iva la lodevole intenzione pare più… uno scambio all’italiana, con vista sulle elezioni. Si vedrà.