Go Beyond: il lavoro e la sua “rappresentanza”

 

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

“La rappresentanza come elemento fondamentale” , il tema centrale dell’intervento della segretaria confederale Tiziana Bocchi all’ottavo incontro del ciclo seminariale “Go Beyond”, organizzato dalla Fondazione Nenni, dalla Uil, dalla Feps e dal Forum Nazionale dei Giovani.

Una lunga e anche e attenta analisi storico-politica per far comprendere ai giovani da dove nasce e quali sono le origini del sindacato. Anni complicati, anni di lotte su fronti diversi con l’obiettivo della tutela di molti, non di un singolo o di una parte della comunità. La storia del sindacato e la storia della UIL e il nuovo inizio nel 1993. La firma dell’accordo firmato da Cgil, Cisl e Uil per la costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie.

Prima delle RSU sono state tre le forme di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro che si sono succedute nel tempo in Italia: le Commissioni Interne, i Consigli di Fabbrica e le Rappresentanze Sindacali Aziendali.

Le Commissioni interne sono comparse per la prima volta in Italia agli inizi di questo secolo (il primo accordo sindacale in materia fu firmato nel 1906 dalla FIOM e dall’impresa ITALA di Torino), hanno avuto, soprattutto negli anni dal 1919 al 1922, un notevole sviluppo. Vennero poi soppresse durante il regime fascista, nel 1925. L’unica forma di rappresentanza aziendale ammessa fu quella del fiduciario di azienda. Dopo la caduta del regime fascista fu stipulato un accordo tra le Confederazioni dei lavoratori dell’industria e la Confederazione degli industriali (il cosiddetto patto Buozzi-Mazzini) che reintroduceva nel campo delle relazioni industriali l’istituto delle Commissioni Interne attribuendo alle stesse anche poteri di contrattazione collettiva a livello aziendale. Nel 1947 vennero tolte alle Commissioni Interne i poteri contrattuali.

Anche se con numerosi limiti le Commissioni Interne sono state la forma tipica di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro. Il loro declino coincise con il 1968-1969, in contemporanea con la necessità e la domanda di una maggiore partecipazione.

Alla fine degli anni sessanta nacquero nuove forme di rappresentanza unitaria di tutti i lavoratori dell’azienda che prescindevano dalla loro iscrizione o meno al sindacato: erano i Delegati e i Consigli di Fabbrica. La segretaria sottolinea poi l’importanza del 1972 con il patto federativo fra la CGIL, la CISL e la UIL nel quale i Consigli di Fabbrica furono esplicitamente riconosciuti come “l’istanza sindacale di base con poteri di contrattazione sui posti di lavoro”.

L’articolo 19 della Legge 300 del 1970 introdusse poi le rappresentanze sindacali aziendali. Con l’introduzione delle r.s.u., l’istituto delle r.s.a. non è stato abolito. Infatti, una associazione sindacale, qualora decida di non partecipare alle elezioni per la costituzione di una Rappresentanza Sindacale Unitaria, mantiene il diritto, se in possesso dei requisiti previsti dalla legge, di costituire una propria r.s.a.
Tuttavia nell’accordo interconfederale del 1993 è esplicitamente previsto che le Organizzazioni Sindacali che intendono partecipare alle elezioni delle RSU debbano rinunciare formalmente all’utilizzo delle RSA. Un attento e prescisso excursus storico fatto con passione da Tiziana Bocchi, qualità che lei stessa definisce indispensabile per svolgere il lavoro di sindacalista.

Il secondo intervento della mattinata è quello di Stefano Bellomo, avvocato e docente di diritto del lavoro alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Perugia. La rappresentanza sindacale come “efficace strumento per la soddisfazione di bisogni collettivi”. L’articolo 19 e l’articolo 27 non possono essere sufficienti per comprendere a pieno il mondo della rappresentanza sindacale. Così come risulta necessaria la conoscenza del Protocollo d’intesa sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 31 maggio 2013 che si occupa della misurazione della rappresentatività e della titolarità ed efficacia della contrattazione collettiva nazionale, ponendosi espressamente come attuativo, nonché complementare, dell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011, riguardando in particolare le regole della rappresentanza e l’efficacia della contrattazione aziendale. L’incidenza del sindacato nel mondo del lavoro che ha causato un forte dissenso, per il Professor Bellomo, è il forte limite della rappresentatività sindacale. “La soluzione è quella di ripartire dal basso perché la compattezza sindacale emerge molto di più nel secondo livello, con la necessità di un disegno nuovo dal punto di vista legislativo”. Le parole di Stefano Bellomo.

 Il terzo momento della giornata è affidato al senatore Felice Besostri. Co-decisione e coinvolgimento dei sindacati nelle strategie dell’impresa. L’attuazione, o per meglio dire la mancata attuazione, dell’articolo 3 della Costituzione come nodo centrale dei problemi italiani. Punto cruciale da cui si snoda una profonda riflessione sulla situazione italiana. Se “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto, la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” siamo sicuri di essere sulla strada giusta?

La mancata attuazione di previsioni costituzionali riguarda anche i sindacati, a partire dall’articolo 39 della Costituzione che opportunamente precisava che “è condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.”

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