L’attentato di Teheran e il contributo di Trump alla prima “guerra globale”

 

Prima le porte delle frontiere chiuse in faccia al Qatar; ora gli attentati di Teheran (una decina di morti) firmati dall’Isis: l’incendio (già molto robusto) che rende il Medio Oriente tremendamente instabile tra antichissimi conflitti (quello israelo-palestinese), conflitti più recenti mai conclusi (l’Iraq) e conflitti ancora in corso (la Siria), si allarga sempre di più all’ombra della politica di potenza dell’Arabia Saudita spalleggiata dal potentissimo alleato americano. L’obiettivo è l’emarginazione dell’Iran (su cui aveva puntato Obama): a questo obiettivo è funzionale la chiusura delle frontiere di sei paesi nei confronti del Qatar. Teheran è per Trump il finanziatore del terrorismo. Gli attentati dimostrano che non lo è certo dell’Isis che, al contrario, punta a stimolare la dissidenza (armata) della minoranza sunnita anche con questi attentati che hanno colpito due luoghi simbolo del potere (e della sua “fonte”) cioè il Parlamento e il mausoleo dell’Ayatollah Khomeini. Queste vicende ovviamente preoccupano noi europei che a quell’area siamo decisamente vicini, molto meno Trump che ha deciso di infilare non un fiammifero ma una torcia in un gigantesco serbatoio di benzina per vedere poi, come cantava Iannacci, l’effetto che fa. Complimenti: ha fornito ulteriori argomenti a coloro che vogliono partecipare più attivamente a quella che viene definita la prima vera “guerra globale”.

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