Presidenziali francesi: ha vinto Macron con oltre il 66%

 

Emmanuel Macron è il nuovo presidente della repubblica francese. Ha battuto Marine Le Pen e secondo i dati definitivi anche molto largamente perché ha ottenuto un consenso intorno al 66,06 per cento (20.703.631 voti) mentre la candidata del Front National si sarebbe fermata al 33,94 per cento (10.637.183). Il successo è apparso subito chiaro, appena i seggi sono stati chiusi e alle 20,10 la Le Pen è apparsa davanti ai suoi sostenitori per annunciare la sconfitta.

Ha detto ha candidata del Front National: “I francesi hanno scelto un nuovo presidente e hanno votato per la continuità. Ho sentito Macron e gli ho fatto gli auguri di buon lavoro”. Aggiungendo poi, a proposito del suo risultato elettorale (ha ottenuto il doppio dei consensi raccolti dal padre nel 2002): “Con questo risultato storico e massiccio i francesi hanno designato questa nostra alleanza come primo oppositore al presidente. C’è una differenza tra i “patrioti” e chi vuole e la globalizzazione. Sarò alla guida di questa alleanza per chi vuole difendere il modello sociale della Francia. Il fronte Nazionale deve rinnovarsi per essere all’altezza delle attese dei francesi. Una trasformazione per creare una nuova forza politica. Chiedo ai patrioti di unirsi a noi perché nei prossimi mesi la Francia avrà bisogno di voi”. Ma quello della Le Pen è un risultato amaro. Ha, infatti, ottenuto un consenso più limitato rispetto a quelle che erano le previsioni più rosee (un 40 per cento le avrebbe consegnato un vero successo). Avrebbe pagato la pessima performance televisiva dell’ultimo dibattito con Macron: in quella sede avrebbe cancellato l’immagine della leader nazionale per tornare a vestire i panni paterni della leader di un partito rabbioso e ricco di fobie.

La Le Pen in sostanza ha dimostrato che al momento il Fronte Nazionale può raccogliere la rabbia diffusa ma non è in grado di costruire una coalizione di governo. E questa impressione era già emersa al primo turno quando la candidata frontista aveva raccolto poco più del 21 per cento, molto meno di quello che era apparso il suo bacino elettorale nelle ultime parziali elezioni (intorno al 25 per cento con punte del 28).

L’affluenza è stata bassa, intorno al 75 per cento, con l’astensionismo più alto dal 1969. Emmanuel Macron ha costruito in un anno il suo personalissimo “miracolo”. È stato agevolato in questa sua cavalcata da una presidenza socialista (Hollande) che ha raggiunto proprio in questi giorni il punto più basso della popolarità (17 per cento); dalle divisioni interne al Psf con Benoit Hamon sostenuto solo da una parte e gente come Valls (battuto alle primarie) che gli remava apertamente contro schierandosi apertamente per Macron; gli scandali familiari che hanno travolto Francois Fillon. Angela Merkel si è affrettata a congratularsi con Macron (la stessa cosa ha fatto Theresa May): dopo il successo di Mark Rutte nelle elezioni politiche olandesi, questa vittoria di Macron rafforza il fronte europeista di cui la cancelliera tedesca si sente la leader. Insomma, da Jean Claude Junker in giù in tanti tirano un sospiro di sollievo e Matteo Renzi, a sua volta, cerca positivi presagi personali dalle presidenziale francesi e dall’affermazione di un leader (un tecnocrate) che avverte come prossimo alle sue posizioni politiche. Macron ha ovviamente sfruttato l’alleanza repubblicana che non ha prodotto un risultato ampio come quello che garantì l’elezione di Chirac (contrapposto al padre di Marine, Jean Marie), ma ha garantito un solido sostegno a quello che sarà il più giovane presidente della storia. Il leader di En Marche ha usato sicuramente meglio dell’avversaria l’ultimo dibattito televisivo.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi