-di VALENTINA BOMBARDIERI-
I giudici del tribunale di Genova non si sono fidati di Beppe Grillo. Marika Cassimatis ha ragione e il leader dei Cinque Stelle nonché voce del “sacro blog” che porta il suo nome ma non è il suo ha fatto l’ennesimo buco nell’acqua.
“Il giudice ha sospeso sia la decisione di Grillo di escludere la lista di Marika Cassimatis, sia le comunarie del 17 aprile, mentre non ha tenuto conto della sospensione della Cassimatis arrivata la sera di giovedì dicendo che sarà possibile eventualmente presentare un secondo ricorso anche se noi sosteniamo, come abbiamo già fatto presente al giudice che da regolamento l’iscrizione al M5S non è indispensabile per candidarsi”. Le parole dell’avvocato di Marika Cassimatis, Lorenzo Borré.
Mentre Marika Cassimatis ha manifestato la propria gioia su facebook con una foto e la didascalia “Abbiamo vintoooooo! #davidecontrogolia #genova2017 #m5s” si apre un vero e proprio caso politico. Al di là di vinti e vincitori.
Il Movimento Cinque Stelle ora ha 15 giorni per presentare un reclamo. Per quanto riguarda “il simbolo per le elezioni genovesi non è di proprietà dell’associazione principale del M5S ma di quella nata a Genova nel 2012 e per Grillo che è presidente di entrambe si crea un inevitabile conflitto di interessi, dopo la decisione del giudice”. Quindi tecnicamente la Cassimatis è candidata ma Grillo potrebbe impedirle di usare il simbolo del Movimento Cinque Stelle.
Non è democratica né trasparente la piattaforma gestita dalla Casaleggio e Associati su cui gira la vita politica del Movimento. Una finta ‘democrazia diretta’. Stavolta è il Tribunale di Genova ad essersi espresso. Beppe Grillo non può decidere per tutti. Appare sempre più evidente che nel M5s le decisioni vengano calate dall’alto. Il “fidatevi di me non è fonte di diritto”. Ora attendiamo un post di Grillo che gridi al complotto contro le toghe rosse, come al solito.