E l’Europa nacque dal carbone e dall’acciaio

-di MAGDA LEKIASHVILI-

È vero che l’Europa sta attraversando un periodo difficile della sua storia. È vero che il terrorismo islamico prova a distruggere la libertà e i valori europei, costruiti passo dopo passo da più di mezzo secolo. È vero, che la crisi finanziaria minaccia la crescita, l’uguaglianza e la solidarietà fra gli stati membri. Ma dopo 60 anni l’Europa torna ancora una volta a riflettere, a godere della sua immagine di garante di pace e a rilanciare nuove politiche. La forza dell’Europa sta nella diversità, nella capacità di unirsi con un obbiettivo comune e nella volontà di portare la pace anche oltre i propri confini.

La storia della nuova Europa ebbe inizio esattamente 60 anni fa: Il 25 marzo del 1957 quando a Roma i leader di sei paesi (Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) firmarono l’accordo che diede inizio all’integrazione. Con il trattato di Roma sanzionano la nascita della Comunità Economica Europea (Cee) e della Comunità Europea dell’Energia Atomica (Euratom) (1). Questo trattato è ancora la base legale di molte decisioni dell’Unione europea. I sei paesi fondatori sono gli stessi che nel 1951 avevano dato vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Davanti ai risultati della guerra nasceva l’esigenza di iniziare un percorso comune. Il trattato che istituisce la Comunità economica europea aveva come obbiettivo la creazione di un mercato comune e di politiche comuni. L’articolo 2 indicava come scopo primario della comunità quello di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e il graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nella Comunità nel suo complesso e un’espansione continua ed equilibrata, nonché un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni fra gli stati che ad essa partecipavano.

Le procedure concrete per mettere in atto l’accordo prevedevano in primo luogo l’abolizione fra gli stati membri dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative all’entrata e all’uscita delle merci. Inoltre, istituiva una tariffa doganale e una politica commerciale comune nei confronti degli stati terzi. Furono eliminati ostacoli alla libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali. Politiche comuni vennero adottate anche nel settore dell’agricoltura e dei trasporti.

Sul piano istituzionale, poi, il Trattato di Roma prevedeva l’istituzione di una Commissione di nove membri (due per la Francia, la Germania e l’Italia, uno per gli altri), di una Corte di Giustizia per dirimere le controversie sull’applicazione dei Trattati e di un’Assemblea parlamentare europea composta da 142 deputati nominati dai Parlamenti degli Stati membri. Nel 1962, l’Assemblea ha preso il nome di Parlamento europeo.

A partire dal 1992, l’ampliamento degli obiettivi e delle competenze della Cee, dalla originaria sfera economica a quella politica, ne determinavano anche la nuova denominazione Comunità Europea (Ce), formalmente adottata con il Trattato di Maastricht. Contestualmente, lo stesso trattato promuoveva l’Unione Europea che veniva concepita come uno stabile meccanismo di cooperazione intergovernativa tra i membri della Ce, soprattutto per il coordinamento delle politiche relative agli affari sia interni che esteri e per la cooperazione nella giustizia. Praticamente, materie non comprese prima nelle competenze delle istituzioni comunitarie.

L’unione fine ad oggi, come un organismo vivo, ha subìto numerosi cambiamenti al suo interno. Via via sono stati modificati i trattati istitutivi ed elaborati alcuni nuovi. Ma quello che conta è lo spirito comunitario che l’Europa porta avanti anche dopo 60 anni dalla sua nascita. Forse sarebbe meglio dire che prova a portare avanti perché molte delle speranze che l’integrazione creò allora o non sono state realizzate o sono state tradite. Al di là delle condizioni attuali, fu, comunque, una grande intuizione politica e il merito di quella intuizione è tutto dei padri fondatori.

I protagonisti

Konard Adenauer (Germania) – fu il primo cancelliere della Repubblica federale di Germania e rimase alla guida del neonato stato dal 1949 al 1963. Nella veste di ministro degli affari esteri ottenne importanti risultati sul piano diplomatico e portò la Germania occidentale tra le grandi nazioni democratiche. Da parte tedesca è Adenaur a firmare il trattato di Roma nel ‘57. Riuscì a cambiare il volto sia della Germania del dopoguerra che quello della storia europea. L’esperienza della seconda guerra mondiale gli aveva fatto capire che l’unità europea era essenziale per una pace e una stabilità di lunga durata. Proprio per questa ragione, lavorò per riconciliare la Germania con i suoi nemici storici, soprattutto la Francia. Completa la sua missione successivamente, nel 1963, con un trattato d’amicizia che pone la parola fine a questa rivalità (anche se poi in realtà la diffidenza non è mai venuta meno e l’euro stesso nasce come una “garanzia” pretesa da Parigi per la riunificazione).

Insieme ad Adenaur, sono riconosciuti come padri politici dell’Europa Unita, l’italiano Alcide De Gasperi e Robert Schuman, lussemburghese ma esponente del governo francese.

Alcide De Gasperi era apprezzato per le due doti di mediatore: lo fu anche fra Germania e Francia, divise da quasi un secolo di guerre. De Gasperi era convinto che l’Italia avesse bisogno di riprendere il proprio ruolo sulla scena internazionale una volta finita la guerra. Nonostante non abbia vissuto abbastanza per vedere i suoi progetti coronati da successo (morì nel 1954), i suoi meriti furono riconosciuti e ricordati dai leader europei che firmarono il trattato di Roma.

il futuro non verrà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà”: in queste parole una “visione” che lo portò a raccogliere l’appello di Robert Schuman (1950) per un’Europa integrata.

E Schuman può essere considerato “l’architetto” del progetto di integrazione europea. Era nato in Lussemburgo ma era cresciuto in una regione al confine tra Francia e Germania. Aver vissuto di persona le politiche crudeli della Germania nazista lo aveva convinto che per realizzare il progetto di un’Europa unita bisognava giungere alla pacificazione con la Germania. Insieme a Jean Monnet (2) elaborò il “piano” che porta il suo nome e che fu reso pubblico il 9 maggio 1950. La dichiarazione proponeva il controllo congiunto della produzione di carbone e acciaio, ossia i principali materiali dell’industria bellica al fine di limitare la possibilità di un nuovo conflitto. Schuman lavorò per convincere il cancelliere Adenaur che colse l’occasione di un’Europa pacificata per ricucire le lacerazioni prodotte dal sanguinoso delirio di onnipotenza di Hitler. Un anno dopo con l’adesione anche dei governi d’Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, arrivò la costituzione della comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca).

(1) Il Trattato Euratom istituiva la Comunità europea dell’energia atomica. Mirava alla condivisione delle industrie nucleari degli stati membri, applicandosi a taluni soggetti (gli stati membri, le persone fisiche e le imprese o le istituzioni di diritto pubblico o privato) che esercitano l’insieme o parte delle loro attività in un settore disciplinato dal trattato.

(2) Il politico e consigliere economico francese Jean Monnet dedicò sé stesso alla causa dell’integrazione europea

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