Il primo “Rieccolo” fu (per la penna o la macchina da scrivere dell’urticante Fortebraccio, Mario Melloni) Amintore Fanfani. All’epoca una famosa azienda che produceva formaggini tirò fuori come gadget un pupazzo gonfiabile che si chiamava “Ercolino sempre in piedi”: più lo buttavi giù e più ritornava su. Esattamente come l’Amintore che pure nella storia dell’Italia del dopoguerra ha comunque un posto degno di rispetto. Il fatto è che quel primo, “originale “Rieccolo” ha avuto degli eredi, meno originali ma veri e propri emblemi di un’Italia immutabile in cui le carriere non hanno assolutamente nulla a che vedere con le competenze, i successi, le qualità.
Ieri il governo ha nominato Alessandro Profumo amministratore delegato del gruppo Leonardo al posto di Mauro Moretti. Cosa c’entri un banchiere con una azienda che si occupa di elicotteri ed elettronica per la difesa terrestre e navale è un rebus che nemmeno un campione di quel genere di giochini riuscirebbe a risolvere (opinione condivisa anche dagli analisti finanziari visto che in borsa il titolo ha subito dopo la nomina un evidente cedimento). Ma si sa: in Italia per lavorare in un call center servono lauree, dottorati e master, invece i manager possono tranquillamente passare dalla gestione della nettezza urbana alla fabbricazione di pannolini per bambini. Dagli operai si pretende preparazione specifica; ai dirigenti basta quella generale. Forse anche per questo alcuni di loro sopportano (felicemente) il peso della responsabilità di una crisi epocale che ancora affastella le nostre vite. Non sono tenuti a rispondere degli errori, galleggiano nell’oceano dell’irresponsabilità, cavalcano l’onda di ruoli di grande prestigio e di prestigiosi guadagni.
Profumo farà grandissime cose ma così, per una questione di memoria storica, è utile sottolineare che si tratta dello stesso manager che non più tardi del 24 luglio del 2015 ha lasciato la poltrona di presidente del Monte dei Paschi di Siena e non risulta che l’abbandono sia avvenuto dopo il risanamento della banca che, come è noto, è stata salvata con soldi pubblici (105 euro a cittadino), cioè nostri. Insomma, se vale il merito, allora il governo avrebbe dovuto promuovere al vertice di Leonardo un qualsiasi geometra Feliciano Rossi come esponente di un popolo che nel suo complesso è riuscito laddove Profumo ha fallito.