La guerra e i suoi danni secondo il superficiale Di Maio

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Nella foga polemica, Luigi Di Maio si è scagliato contro Paolo Gentiloni con queste parole: “Avete provocato danni al pari di una guerra mondiale”. Al di là della fondatezza delle sue critiche e delle sue tesi, quel che non è assolutamente condivisibile è la superficialità con la quale si fa riferimento a un periodo storico (la seconda guerra mondiale, cioè l’evento bellico a noi più vicino) e alle sue conseguenze. Si può essere estremamente critici anche senza ricorrere a falsificazioni che non aiutano a capire il presente e, soprattutto, il passato.

A livello mondiale, il conflitto provocò qualcosa come cinquantacinque milioni di vittime; i sovietici pagarono un tributo di ventidue milioni di morti; i polacchi di sei milioni di cui tre e mezzo ebrei; a noi italiani andò addirittura bene: “appena” mezzo milioni di morti, fra militari e civili. Il Pil del nostro paese che già non era da paese avanzato, subì un vero e proprio crollo visto che arretrò al livello del 1909. I numeri dicono che tra il 1861 e il 1945 mediamente il Prodotto Interno Lordo aumentò al tasso annuo dello 0,1; lo stesso tasso tra il 1945 e il 2015, nonostante l’ultima devastante crisi, è cresciuto del 3,5. I consumi fra il 1862 e il 1945 sono calati, in rapporto al Pil, dello 0,3 per cento; tra il 1946 e il 2015 sono saliti del 3,6 per cento.

Alla fine della guerra un buon venti per cento della popolazione italiana era analfabeta. Nel Sud in trentotto province censite, nei settori non agricoli la disoccupazione segnava un tondo 92 per cento e nel 1946, con il Paese che aveva cominciato la ricostruzione, c’erano 2,1 milione di disoccupati (a fronte di una popolazione, anziani, bambini e ragazzi compresi, pari a 45 milioni). Conclusione: proviamo a esser seri anche per una forma di rispetto nei confronti di chi (i nostri nonni e i nostri genitori) visse gli stenti di quegli anni e, semmai, pianse pure per la morte di qualche figlio, figlia, moglie, marito o parente stretto.

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