Di Maio, tra marce su Roma e foto segnaletiche sul Blog

Vitalizi: Di Maio, aboliamo privilegio medievale

Come una battaglia di civiltà viene trasformata in una battaglia di inciviltà. È il caso dei cosiddetti vitalizi (cosiddetti perché in realtà hanno subito nel tempo una qualche mutazione che, in ogni caso, non ha cancellato la sostanza del privilegio, che non è medievale come dicono i grillini perché nel Medio Evo i parlamenti non esistevano; semmai ve n’erano di peggiori). Luigi Di Maio e Beppe Grillo hanno presentato una proposta che punta ad abolirli attraverso un voto dell’ufficio di presidenza che il presidente della Camera, Laura Boldrini ha posto all’ordine del giorno per la prossima settimana. Tutto, sin qui lineare. Anche se, va detto, c’è qualcosa di strano in questa grande agitazione. Da qualche parte in Parlamento dovrebbero giacere delle proposte di legge in cui si prevede che venga abolito anche quel che resta dei vitalizi e che i contributi maturati negli anni di “soggiorno” in parlamento vengano versati agli istituti previdenziali di riferimento dei singoli deputati e senatori. Stranezze a parte, ognuno è libero di organizzare le battaglie che ritiene giuste. Ma in una maniera accettabile per gli standard democratici anche perché le istituzioni sono una cosa seria anche se chi le frequenta in moltissimi casi si colloca al di sotto della linea di serietà. Di Maio vuole che la sua proposta venga approvata entro il 15 settembre quando scatteranno i cosiddetti vitalizi. E anche qui, tutto bene: bisogna sempre porsi delle scadenze nella vita. Ma oggettivamente vagheggiare nuove “marce su Roma” (la prima non è che abbia portato grandi benefici al paese, per non parlare di una guerra che ci costò mezzo milione di morti) e foto dei parlamentari che votano contro esibite sul blog di casa, il blog di Beppe Grillo (che evidentemente in quei giorni farà grandi affari), un po’ come le foto segnaletiche dei pregiudicati a piede libero, sembra decisamente un po’ troppo. Anche per una battaglia di civiltà. Anzi, soprattutto per una battaglia di civiltà.

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