-di VALENTINA BOMBARDIERI-
“Roma non è malandata come sembra. Dobbiamo cambiare la percezione: siamo bombardati di notizie che dicono che Roma è sporca e non funziona. Invece è bella. I cittadini si lamentano, ed è giusto, perché pagano più tasse delle altre città. Roma, come seconda capitale più grande d’Europa, avrebbe bisogno di più finanziamenti”. Queste le parole di Beppe Grillo lasciando (a titolo a noi ancora sconosciuto, quasi quanto la sua legittimazione popolare) la riunione dei senatori del Movimento Cinque Stelle.
A Roma si dice “daje eddaje pure li piccioni se fanno quaie”. Scommettiamo che il comico genovese avrà difficoltà a comprendere il dialetto romano. Beppe Grillo si reca a Roma in visita “istituzionale” (o pastorale, decidete voi considerato il contesto) sentendosi legittimato, nel tentativo di nascondere problemi e i disastri di 8 mesi di non governo pentastellato, di dire ai cittadini romani che va tutto bene. Perché sarà anche vero che la macchina amministrativa non funziona, ma in questi duecentoquaranta giorni la giunta è stata bloccata dalle sue beghe interne, dalle dimissioni a catena, dalle “epurazioni” facilitate, dalle indagini giudiziarie, dalla scelta di personaggi quantomeno discutibili, dalla inadeguatezza della nuova classe dirigente che usa, però, i medesimi alibi della vecchia. I numeri del non governo li fornisce Annagrazia Calabria, leader di Forza Italia Giovani: “-13% nel settore del commercio, -20% nel turismo, – 3600 corse giornaliere degli autobus. E ancora, meno decoro, sicurezza, posti negli asili, zero interventi strutturali e l’Irpef più alta d’Italia”.
La percezione dei romani è fatta di buche molto lentamente colmate, di autobus che non passano, della metro che si rompe in continuazione, di spazzatura che plana sui marciapiedi insieme ai gabbiani (che nel pattume notoriamente ci sguazzano) e di sporcizia ormai “storicizzata” su marciapiedi che non conoscono ormai da anni la benefica carezza di una ramazza. E poi quando si parla di percezione si finisce per sostenere in maniera subliminale che i cittadini romani formano le loro valutazioni su sensazioni extrasensoriali o su personalissime visioni oniriche. I problemi, insomma, sono di tipo psicanalitico non amministrativo pertanto per mettere le cose a posto non serve un sindaco efficace, efficiente e, soprattutto, capace, ma un ottimo interprete della scuola freudiana. Peccato che quella dei romani non sia percezione ma misurazione della realtà. E tra Grillo (che vive a Genova) e gli abitanti della Capitale se c’è qualcuno che può restare vittima di abbagli, beh non sono certo i secondi. Che poi sono anche coloro che con grande pazienza sopportano di essere umiliati da un sindaco che invece di rispondere a loro, sbatte i tacchi mettendosi sull’attenti davanti a un comico senza qualifica, né titolo, né legittimazione.
Beppe Grillo, uomo di spettacolo satirico, avrebbe fatto la felicità di Ennio Flaiano. Forse anche di Ettore Petrolini visto che come il Nerone di quest’ultimo, anche lui sembra parlare di una “Roma più bella e più grande che pria” (quando i pentastellati non erano al governo). Ma il marziano di Flaiano era un personaggio di fantasia, quello che si è catapultato dalla Liguria per mettere le cose a posto in Campidoglio è (purtroppo) reale. E poi lo scrittore pur essendo nativo di Pescara, Roma la conosceva, perché la frequentava, altrimenti non sarebbe stato in grado di sceneggiare un capolavoro come “La dolce vita”. E in più era in grado di fornirci sempre una battuta consolatoria. In questo caso la più adatta sembra essere: la situazione è grave ma non seria. D’altro canto in giro di serietà se ne vede ben poca.
Un mio amico di Virginia Raggi mesi fa ha trovato l’anagramma Ignavi Raggiri 😉