-di FONDAZIONE GIUSEPPE DI VITTORIO-TECNE’-*
Nonostante la crescita economica registrata dal Pil e il modesto miglioramento dei livelli occupazionali, l’Italia continua a mostrare i segni di un progressivo
deterioramento della qualità dello sviluppo, accompagnato da profonde differenze territoriali e sociali.
L’indice generale, in un anno, scende da 100 a 99, con un peggioramento, in particolare, nel nord e nel centro e con il mezzogiorno che continua a essere in grave
ritardo rispetto al resto del Paese. Aumentano le disuguaglianze economiche e la concentrazione della ricchezza.
In sintesi l’Italia cresce economicamente poco, nonostante il contesto internazionale favorevole, e la ricchezza tende sempre più a concentrarsi in fasce di popolazione
ad alto reddito, col risultato che il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e (soprattutto) i quasi-poveri, il lavoro è percepito più instabile e nel complesso è più
difficile migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e professionali. Tutto ciò si riflette in un sentimento di diffuso pessimismo sul futuro del Paese e in una
crescente sfiducia economica.
In una sorta di adattamento funzionale, cresce leggermente la soddisfazione personale verso la dimensione domestica. Peggiorano gli standard abitativi ma
aumentano i beni posseduti dalle famiglie (dalla consolle di videogiochi, alla parabola, a internet). Si frequentano meno gli amici e si passa meno tempo fuori casa,
ma si è più soddisfatti del tempo libero. La dinamica segnala un ripiegamento nel privato e un indebolimento della propensione sociale partecipativa. Infatti, si parla
più di politica ma si ascoltano meno i dibattiti, cala la partecipazione agli eventi collettivi ma cresce l’interesse individuale nei confronti di ciò che accade nel Paese. E la politica diventa sempre più un’attività da “poltrona”, assumendo nuove forme di partecipazione immateriale. Aumentano le forme di solidarietà non partecipativa:
crescono quanti sono disponibili a dare un aiuto economico ma diminuiscono quanti sono disponibili a dare un aiuto pratico e diretto.
La rarefazione della dimensione collettiva si sposa con la crescita della sfiducia economica e del risentimento nei confronti della politica, mentre prende forma una
conflittualità sociale a bassa intensità e ad alta frequenza, che diventa più forte nelle area sociali più vulnerabili.
Cresce la fiducia interpersonale, soprattutto nei confronti di coloro che vivono la medesima condizione socio-economica (per esempio il vicino di casa) e verso le forze dell’ordine, mentre diminuisce nei confronti del “diverso”, che può essere l’immigrato ma anche chi soffre di forme estreme di disagio sociale ed economico.
Nel complesso le 3 regioni migliori dal punto di vista della qualità dello sviluppo sono il Trentino Alto Adige (136), il Friuli V.G. (113) e il Veneto (112). Quelle che hanno registrato le migliori perfomance rispetto al 2015 sono la Liguria, le Marche
(entrambe sopra la media Italia) e il Molise (sotto la media). Fanalino di coda, nell’ordine, Campania, Sicilia e Calabria.
STANDARD ABITATIVI
L’87% delle famiglie vivono in abitazioni con balcone, terrazzo o giardino (erano l’89% l’anno scorso), nel 93% delle case è presente il riscaldamento e il 95% dichiara che l’appartamento è in buone condizioni. Per l’89% degli intervistati l’abitazione ha una grandezza adeguata alla famiglia ma solo il 35% ritiene adeguate le spese al reddito. Rispetto all’anno scorso è peggiorata la regolarità dell’erogazione dell’acqua (da 93% a 90%) e la qualità (da 73% a 67%). Nel complesso gli standard abitativi scendono da 100 a 98 punti. Peggiorano nel nord-ovest da (da 106 punti a 103) e nel mezzogiorno (da 93 a 90) mentre migliorano nel nord-est (da 105 a 106). Stabile il centro con 98 punti. Al primo posto si colloca il Trentino A.A. (122 punti), seguito da Valle d’Aosta (114) e il Friuli V.G. (110).
BENI POSSEDUTI DALLE FAMIGLIE
Il 98% delle famiglie possiede la lavatrice (era il 97% l’anno scorso), il 50% la lavastoviglie (47% nel 2015), il 38% il climatizzatore (37%). Aumentano anche le famiglie che in casa hanno l’antenna parabolica (da 31% a 34%), un impianto
wi-fi (da 38% a 41%).), il personal computer (da 64% a 65%) e di un modem (da 44% a 45%). Nel complesso possono accedere a internet attraverso la rete di casa o dispositivi mobili il 68% delle famiglie (erano il 67% nel 2015). Stabili gli apparati televisivi (il 95% delle famiglie ne possiede almeno uno) mentre diminuiscono quelle
con più di un televisore (da 49% a 48%). Aumentano le famiglie che possiedono un’automobile (da 78% a 79%) e quelle dove è presente più di un’autovettura (da 30% a 31%). L’indice sale da 100 a 104 punti e cresce in tutte le aree del Paese. Nel nord-ovest passa da 103 a 108, nel nord-est da 111 a 115, nel centro da 103 a 107, nel mezzogiorno da 89 a 92. Al primo posto si colloca il Veneto (122 punti), seguito da Marche (119) e Lombardia (113)
CONTESTO TERRITORIALE
Migliora la facilità a raggiungere gli uffici di pubblica utilità: l’80% dichiara di poter arrivare senza particolari difficoltà a una farmacia (79% nel 2015), il 74% all’ufficio postale (72%), il 66% agli uffici comunali (65%) e il 64% recarsi da polizia o carabinieri (60%). Migliora anche la facilità a raggiungere i negozi alimentari (da 76% a 78%) e supermercati o centri commerciali (da 69% a 72%). Peggiorano, invece i collegamenti, al trasporto pubblico: le persone che dichiarano facile raggiungerli scendono dal 70% al 67%. Il 62% dichiara che nella zona dove vive non c’è traffico e il 63% che è facile trovare parcheggio, a fronte, comunque, di lieve incremento del tempo impiegato per gli spostamenti finalizzati (scuola, lavoro, ecc.). Peggiora, invece, la qualità dell’aria: il 62% la ritiene “pulita” (rispetto al 63% del 2015) e il 79% “senza odori sgradevoli” (80% l’anno scorso). Le strade sono in buone condizioni per il 66% degli intervistati (65% nel 2015) e per il 46% ben illuminate (45% l’anno scorso). Migliora anche la percezione di sicurezza: per il 61% nella zona in cui vive non c’è criminalità (era il 59% nel 2015). L’indice sale da 100 a 101 punti. Migliora nel nord-ovest (da 103 a 104) e nel mezzogiorno (da 94 a 97),
mentre peggiora nel nord-est da 108 a 107 e nel centro da 98 a 96. Al primo posto si colloca il Trentino A.A. (125 punti), seguito da Valle d’Aosta (118) e Friuli V.G. (116).
CONDIZIONI DI SALUTE
Il 70% dichiara di trovarsi in buone condizioni di salute (stabile rispetto al 2015). Diminuiscono coloro che dichiarano di essere affetti da patologie croniche (da 40% a 39%) e tra questi aumentano coloro che dichiarano, comunque, di stare bene (da 41% a 42%). Diminuiscono coloro che dichiarano di essere affetti da diabete e ipertensione e malattie del cuore, mentre aumentano coloro che dichiarano di soffrire di artrosi o artrite, malattie allergiche e disturbi depressivi. L’indice passa da 100 a 102 punti. Migliora nel nord-est (da 105 a 107) e nel mezzogiorno (da 95 a 100), mentre peggiora decisamente nel centro (da 104 a 99) e rimane stabile nel nord-ovest (104). Al primo posto, per quanto riguarda le condizioni di salute, si colloca il Trentino A.A. (137 punti), seguito da Friuli V.G. (118) e Valle d’Aosta (111). Servizi socio-sanitari Il 93% esprime giudizi positivi sulla competenza e professionalità dei medici ospedalieri (il 92% nel 2015) e analoga quota si esprime sugli infermieri (il 91% l’anno scorso). Prevalentemente positivi anche i giudizi sul pronto soccorso (64%, stabile rispetto all’anno scorso). Decisamente meno positive (ma stabili rispetto all’anno scorso) le valutazioni sui tempi di attesa per le visite specialistiche (positivi solo per il 36%) e per i ricoveri (46%). Ugualmente negativi – ma in peggioramento – i giudizi sui tempi di attesa per la diagnostica (da 43% a 42%).
Peggiorano anche i giudizi positivi sull’assistenza medica e paramedica domiciliare (da 44% a 43%) e, per quanto riguarda specificatamente l’area del sociale, peggiorano le valutazioni sui servizi socio-assistenziali per gli anziani (da 55% a 54%), mentre rimangono stabili quelli dedicati ai disabili (56%) per ai non-autosufficienti (53%). L’indice resta stabile a 100 punti a livello generale, ma migliora nel nord-ovest (da 107 a 108) e nel nord-est (da 119 a 120), si ferma sugli stessi valori dello scorso anno nel centro (103) e scende da 82 a 80 punti nel mezzogiorno. Tra le regioni virtuose, in virtù anche di un buon rapporto tra spesa pubblica e valutazioni, si colloca il Trentino A.A. (144 punti), seguito da Valle
d’Aosta (136) ed Emilia Romagna (128).
CAPITALE SOCIALE
La qualità dello sviluppo si misura anche nella rete di relazioni e in quella “spinta a partecipare” alla vita civile, sociale e politica, che trova riscontro nel tempo dedicato agli amici, nell’attenzione e nella cura verso il prossimo, nell’interesse nei confronti della politica. E’ questo che viene definito “capitale sociale”. Il 66% frequenta gli amici almeno una volta a settimana (era il 67% nel 2015), il 18% ha ascoltato un dibattito politico (era il 20% l’anno scorso), il 4% ha partecipato a un’iniziativa politica (5% un anno fa), l’1% ha svolto attività politica gratuita per un partito. Non va meglio sul fronte tipicamente sociale e dei diritti: il 2% ha partecipato a riunioni in associazioni ambientaliste e per i diritti civili, il 9% in associazioni culturali e ricreative (ma in queste rientrano anche i concerti e le esibizioni sportive e artistiche a scopo benefico). Va meglio per quanto riguarda le attività gratuite in associazioni di volontariato (11%) che si fanno, però, più sporadiche e meno strutturate. L’indice scende da 100 a 94 punti e peggiora in tutte le aree del Paese: nel nord-ovest passa da 101 a 96, nel nord-est da 112 a 103, nel centro da 104 a 96 e nel mezzogiorno da 89 a 86. Al primo posto si colloca il Trentino A.A. (164 punti), seguito da Basilicata (123) e Valle d’Aosta (120).
CAPITALE CULTURALE
La quantità e la qualità di beni architettonici, artistici e storici fanno dell’Italia il Paese più importante del mondo. Un patrimonio straordinario, non sempre valorizzato al meglio ma che potrebbe rappresentare un grande volano di crescita economica. Ciò si accompagna a un sistema meritocratico poco premiante dei talenti, a bassi tassi di scolarizzazione ed eccessivi abbondoni lungo il percorso formativo, fattori che rendono il Paese meno competitivo rispetto alle altre grandi economie e nel lungo termine destinato a perdere posizioni importanti, a favore anche delle
economie emergenti. Il miglioramento generale rispetto all’anno scorso deriva prevalentemente da un miglior e più diffuso uso delle tecnologie informatiche, elemento che rappresenta un miglioramento quantitativo ma non necessariamente qualitativo. L’indice generale sale da 100 a 103, con il centro in prima posizione con 113 punti (110 nel 2015), seguito dal nord-ovest con 111 punti (107), il nord-est con 108 (erano 106) e il mezzogiorno con 89 (86). Al primo posto si colloca il Lazio (119), poi la Lombardia (114), seguita dal Trentino A.A. (113).
INFRASTRUTTURE ECONOMICHE
Rispetto al 2015 cresce il numero d’imprese. Rimangono molto bassi, però, gli investimenti in ricerca e sviluppo (circa l’1% del Pil), e le imprese innovatrici rappresentano appena il 34%. Al contempo, pur stabilizzandosi gli occupati intorno ai 22,7 milioni, diminuisce la percezione di stabilità del posto di lavoro, che diventa più discontinuo e precario. Scende ulteriormente la redditività media delle imprese e il valore aggiunto al costo dei fattori. L’insieme di questi elementi ci restituisce un sistema economico che migliora leggermente le sue dotazioni quantitative e le sue
performance ma non rallenta il deterioramento qualitativo del sistema nel suo complesso. Un deterioramento che si rispecchia anche nel peggioramento complessivo della qualità del lavoro. L’indice generale sale da 100 a 101, con il nord-est al primo posto a 126 punti (era 124), seguito dal nord-ovest stabile a 114 punti, dal centro con 108 punti (106) e in ultima posizione il mezzogiorno con 74 (73 nel 2015). In testa alla classifica c’è il Trentino A.A. (140 punti), seguito da Veneto (131) e Toscana (129).
EQUITA’ SOCIO-ECONOMICA
Le differenze nella struttura economica si riflettono anche negli indicatori che misurano l’equità, confermando la relazione ben nota nell’analisi economica tra crescita del disagio e crescita delle disuguaglianze. Il nord è senz’altro l’area del Paese dove il livello di disuguaglianza economica è inferiore mentre nel mezzogiorno sia per quanto riguarda la distribuzione dei redditi che per quanto riguarda la concentrazione della ricchezza il livello di inequità sale moltissimo. Se si analizza il reddito equivalente, a quello corrispondente al 40% delle famiglie con i redditi più bassi, corrispondono il 24% delle famiglie del nord-ovest, il 25% di quelle del nord-est, il 34% di quelle del centro e ben il 67% di quelle del mezzogiorno. Un dato drammatico che mette in chiaro quanto sia ampia e in crescita la forbice economica. Nel complesso l’indice relativo all’equità socio-economica scende di un punto a livello generale (da 100 a 99), con il nord-ovest che flette di 3 punti e passa da 142 a 139, il nord-est che sale in testa alla classifica con 143 punti (erano 141 nel 2015), il centro che scende a 120 (erano 123) e il mezzogiorno a 71 (da 72 nel 2015). Trentino A.A. (167 punti), Lombardia (152) ed Emilia Romagna (148) sono le regioni di testa nella graduatoria dei territori più virtuosi.
FIDUCIA ECONOMICA
La fiducia è uno dei motori più importanti della crescita economica, senza la quale non solo diventa difficile fare progetti di vita, ma anche i consumi e gli investimenti tendono a comprimersi o a dilatarsi in attesa di tempi migliori. L’aumento delle disuguaglianze si specchia in un Paese che ha perso fiducia nel futuro prossimo, dove gli ascensori sociali hanno smesso di funzionare e la povertà ha sempre più i sintomi di una malattia cronica, dalla quale è quasi impossibile uscirne. Solo il 31% pensa che la situazione economica dell’Italia migliorerà nei prossimi 12 mesi (era il 44% nel 2015) e se si guarda alla situazione personale appena l’11% si attende un miglioramento (era il 13%). Non va meglio sul fronte del lavoro: solo il 24% pensa che l’occupazione crescerà (era il 31% nel 2015). Nel complesso l’indice scenda da 100 a 76, con il nord-ovest in testa con 97 punti (ma erano 120 nel 2015), seguito dal nord-est con 88 punti (erano 134), dal centro con 76 punti (86) e dal mezzogiorno con
56 punti (erano 72). La Lombardia (100 punti) guida la graduatoria, seguita dal Veneto (98) e dalla Liguria (92).
FIDUCIA INTERPERSONALE
Solo il 12% ha fiducia negli altri senza un volto e un’identità, nelle persone che non si “conoscono”. Va ancora peggio se gli altri sono i “diversi” (immigrati o persone dall’aspetto trascurato e trasandato). In questo caso la fiducia scende all’8%. Va decisamente meglio, invece, se è il vicino di casa quello a cui doversi affidare in caso di necessità. In questo caso le persone che si fidano salgono al 70% (69% nel 2015). Ma al primo posto, tra le persone delle quali si può avere fiducia, ci sono gli appartenenti alle forze dell’ordine (82%, rispetto all’81% del 2015). Nel complesso, quindi, ci si fida di più delle persone vicine (non solo fisicamente ma anche socialmente) e dell’autorità (appunto gli appartenenti alle forze dell’ordine, mentre la fiducia incondizionata, rispetto alla condizione e al ruolo, resta bassissima. L’indice generale registra una crescita ma all’interno della dinamica appena descritta con il nord-ovest che sale da 109 a 111 punti, il nord-est da 111 a 117 punti, il centro che cala da 104 punti a 103 e il mezzogiorno che cresce da 85 a 87 (erano 72). Tra le regioni dove il livello di fiducia è più alto, c’è il Trentino A.A. (138), seguito da Valle d’Aosta (131) e Friuli V.G. (122).
SODDISFAZIONE PERSONALE
Migliora leggermente la soddisfazione personale, grazie anche a una diversa riconfigurazione della griglia degli interessi e delle priorità. Poco più della metà è soddisfatta della propria situazione economica ma due su tre sono soddisfatti della propria qualità della vita. Sempre molto alti, seppur in leggera flessione, i soddisfatti delle relazioni familiari (90%) e di quelle con gli amici (83%), nonostante gli incontri si siano più rarefatti rispetto al passato e il numero si sia ridotto. L’indice della soddisfazione personale passa da 100 a 103, con un miglioramento che riguarda tutte le aree del Paese: il nordovest passa da 105 a 109, il nord-est da 106 a 109, il centro da 101 a 104 e il mezzogiorno da 92 a 95. Tra le regioni dove la soddisfazione è più alta, c’è il Trentino A.A. (120 punti), la Lombardia (110) e l’Emilia Romagna (109).
*Dal 2° rapporto sulla qualità dello sviluppo realizzato dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e Tecnè per la Cgil