Il lavoro svalutato, le morti silenziose e dimenticate

SETTIMO MILANESE: ENNESIMA MORTE BIANCA, CROLLA IMPALCATURA 2 MORTI

– di VALENTINA BOMBARDIERI-

Morti occultate, morti che non contano, che rimangono fuori dalle statistiche. Il quotidiano “la Repubblica” pubblica un inchiesta sugli incidenti mortali sul lavoro. “E’ un pugno nello stomaco nei confronti della classe dirigente del paese, a tutti i livelli. Purtroppo in Italia si parla di sicurezza sul lavoro solo quando ci sono tragedie ed infortuni gravi. Ma tante, troppe sono le vittime di incidenti sul lavoro occultati, dimenticati a causa del lavoro nero e irregolare, sfruttati nei cantieri o nell’agricoltura”. Le parole di Annamaria Furlan.

Storia di lavoratori, storie di morti bianche, storie di morti che non rientreranno nelle fredde statistiche dell’Inail. Storie di lavoratori in nero. Statistiche che riportano i dati ufficiali. Dati positivi. Nel 2016 le denunce di incidenti mortali sono scese a 1.018, dalle 1.172 dell’anno precedente. Un calo del 13,1%. E tuttavia non tutte quelle denunce saranno alla fine considerate dall’Inail veri e propri infortuni legati al lavoro. In genere, ogni anno, un buon 40% viene scartato, spesso sotto la motivazione di “rischio generico” . Questi i dati riportati da “la Repubblica.

Peccato però che le statistiche non raccolgano tutte le morti sul lavoro. Molti occupati sono iscritti ad altri istituti assicurativi e sfuggono del tutto alle statistiche. Forze armate, polizia, liberi professionisti, personale di volo e vigili del fuoco. Circa due milioni di persone da aggiungere ai 21 milioni degli assicurati Inail. Ma poi sfuggono i tre milioni di lavoratori in nero. I morti nel 2016 sarebbero almeno 1.400, di cui 641 proprio sul posto di lavoro, esclusi gli incidenti stradali avvenuti nel trasferimento da casa al luogo di lavoro e viceversa.

Se le statistiche riportano dati confortanti non possiamo lasciarci sfuggire una riflessione. I miglioramenti possono essere registrati a fronte della crisi economica? Come si può morire di lavoro se il tasso di disoccupazione è in costante aumento?

Si continua la conta dei morti. Si continua a sostenere che non esiste il rischio zero. Ma qui il rischio sembra essere ben più alto. Una contabilità che continua nel silenzio assordante della politica.

Continua a esserci un mondo diviso. Un mondo dove da una parte ci sono i contrattualizzati, chi ha un lavoro stabile con ferie contribuiti, Inail, le ferie e i festivi e uno stipendio (e che, comunque, non sfuggono al rischio di morire di lavoro: semmai hanno solo il privilegio di rientrare nelle statistiche dell’Inail, consolazione molto più che magra). Dall’altra parte i nuovi schiavi. Sono disoccupati cui si dà una parvenza di occupazione al prezzo della cessione di ogni diritto: al contratto, alle ferie, ai festivi, alla maternità, agli straordinari. Nuovi schiavi che sono costretti ad accettare un lavoro perché rifiutarlo è un lusso che oggi nessuno può permettersi. O così o niente. Poco è meglio di niente. Ma quel poco resta pur sempre un insulto. Quei nuovi schiavi che non contano neanche nelle statistiche.

Valentina Bombardieri

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