Scuola, bocciate le “deportazioni” di Renzi

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Un altro pezzettino delle “riforme” di Mateo Renzi è saltato il primo giorno di febbraio. Dopo una tormentata, seppur non lunghissima, trattativa con il nuovo ministro della pubblica istruzione, Valeria Fedeli (decisamente più duttile e forse anche più sensibile ai problemi delle persone della collega che l’aveva preceduta su quella poltrona, Stefania Giannini), i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Snals hanno firmato l’accordo che riporta “a casa” i professori che in virtù della “buona scuola” (?) erano stati trasferiti. In base all’intesa i trasferimenti per l’anno scolastico 2017-2018 vengono sospesi. Il ministro ha spiegato che si tratta di una misura straordinaria confermando la “fedeltà” alla legge renziana che che più che rendere buona la scuola quest’anno l’ha resa soltanto un po’ più caotica (e da questo punto di vista l’ex presidente del consiglio ha raggiunto veramente un obiettivo insperato). Ma la realtà è che questa intesa conferma le scelte poco accorte che con quella riforma erano state compiute e che erano già state sottolineate con la valanga di ricorsi al Tar contro i trasferimenti (evitabili solo da parte di chi aveva a casa un parente ammalato da accudire, cioè i beneficiari della “104). Per ora il fiume dei “deportati” viene arrestato da una piccola diga. Ma a questo punto bisogna creare le condizioni perché il prossimo anno scolastico non inizi come quello che sta passando.

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