-di VALENTINA BOMBARDIERI-
“Sono stati sette mesi travagliati, inutile negarlo. Perciò serve cambiare passo. Altrimenti Roma muore. Implode. Ogni giorno vengono chiuse strade perché non c’è manutenzione. Il sottopasso sotto San Pietro, interdetto per via del terremoto, ha trasformato la zona in una trappola per auto e bus. Poi c’è il crollo di Ponte Milvio. La capitale è in affanno perché non curata per decenni. E noi fatichiamo a dare risposte”. Queste le parole dell’assessore all’urbanistica Paolo Berdini in un’intervista al quotidiano Repubblica.
La sindaca Virginia Raggi è indagata, la città paralizzata dalle beghe giudiziarie. Siamo garantisti e attendiamo l’esito delle indagini ma non possiamo anche noi, come Paolo Berdini, evitare di interrogarci su quale possa essere il futuro della città eterna. Roma è abbandonata a se stessa. Dopo sette mesi la scusa dell’eredità di Mafia Capitale e l’alibi delle manchevolezze delle precedenti amministrazioni non regge più. Il gradimento della Raggi crolla: la sindaca perde 23 punti percentuali dopo soli sette mesi al governo di Roma e nella classifica stilata da Ipr Marketing per il Sole 24 Ore si piazza al 103esimo posto, il penultimo in graduatoria, tra i primi cittadini d’Italia. Eletta con il 67,2 per cento dei voti, stando ai dati del governance poll, oggi raccoglierebbe solo il 44 per cento delle preferenze.
La città è sempre più sporca, i bus e i tram continuano a chiamarsi “desiderio” (con tempi di attesa alle fermate che rasentano l’eternità). Dopo la notizia del riconoscimento dei premi, anche retroattivi, ai dirigenti Atac (che in effetti si sono impegnati notevolmente per ottenerli) per un totale di 1,8 milioni di euro e dopo la notizia dell’aumento salariale ai 7800 dipendenti Ama, senza che questi, in adempimento agli accordi negoziali, lavorino 2 ore in più e la domenica, viene spontaneo chiedersi cosa stiano facendo Virginia Raggi e la giunta pentastellata.
Tasto dolente anche quello del bilancio. L’Oref, organismo di revisione economica-finanziaria del Comune, ha dato parere favorevole al bilancio previsionale 2017-2019 presentato dalla giunta, ma ha segnalato una serie di “criticità” che fanno permanere in “equilibrio finanziario precario” i conti di Roma, che vanno tenuti sotto stretto controllo perché potrebbero “mettere a rischio l’ente” pubblico. “È vero che il bilancio presenta ora un equilibrio. Abbiamo preso atto delle modifiche che sono state importanti, non certamente marginali, ma sostanziali pur essendo il nostro parere favorevole perché l’equilibrio sembra più realizzato, restano tutte le criticità evidenziate nelle ‘riserve’”. Queste le parole di Federica Tieffi, presidente dell’Oref.
Un bilancio, dunque, resta ballerino perché condizionato da troppe zone d’ombra. ad esempio i 400 milioni di penale che l’amministrazione dovrebbe pagare se non dovesse riuscire a risolvere la grana del nuovo stadio della Roma.
Considerando che l’impianto (comunque sistemato in una posizione che da subito ha sollevato perplessità anche in rapporto alla notevole quantità di cemento armato che vi verrà versata) non comporterà alcun esborso da parte delle casse del Comune di Roma. Tutti i costi delle opere previste dal progetto sono a carico dei privati che evidentemente intendono recuperarle proprio con quelle che vengono chiamate “compensazioni”, cioè strutture commerciali e abitative in grado di produrre nel tempo fatturato. Nell’accordo raggiunto tra la società di calcio e la precedente giunta Marino, l’investimento non avrebbe dovuto produrre nessuno spreco di denaro perché i costi di urbanizzazione e quelli legati alla mobilità sarebbero stati a carico di chi avrebbe provveduto a edificare (comprese quelle relative alla realizzazione dello svincolo con l’autostrada Roma-Fiumicino, la riunificazione Ostiense-via del Mare, il prolungamento della Metro B a Tor di Valle, un ponte pedonale di collegamento con la stazione di Magliana, la messa in sicurezza del Fosso di Vallerano).
Al pari del bilancio, sono disastrate le strade di Roma che ormai ricordano quelle dell’antica città imperiale percorse dalle quadrighe. Le buche sono una presenza ineliminabile nella vita dei romani. Una vera congiura, al pari di quella dei vecchi frigoriferi abbandonati accanto ai cassonetti denunciata alcuni mesi fa dalla sindaca con la serietà che si deve agli eventi calamitosi. Gli interventi, fa presente la prima cittadina, hanno riguardato zone differenti: via Casal del Marmo, piazza Verbano, lungotevere Cadorna, lungotevere della Vittoria, via Cassia, via della Storta, via Flaminia, via Battistini, via Trionfale, piazza del Popolo. Una goccia nel mare. Perché il miracolo della moltiplicazione delle voragini stradali ha caratteristiche evangeliche (in fondo siamo sempre nel centro nevralgico della cristianità). Con la conseguenza che si moltiplicano i transennamenti e le pattuglie della polizia urbana “comandate” a presidiare quelle più grandi che possono produrre danni alle auto e attentare all’incolumità dei motociclisti. Secondo il Codacons sulle strade della Capitale c’è un avvallamento ogni 15 metri. E il Comune spende 20 milioni l’anno per risarcire i cittadini incidentati.
Per non parlare delle opere incompiute. La Metro C che con i suoi 3 miliardi, è la linea incompiuta più costosa d’Europa. Le Vele di Calatrava a Tor Vergata: 200 milioni spesi e 426 ancora necessari per un cantiere aperto nel 2005 e fermatosi dopo lo stop alla candidatura alle Olimpiadi 2024. La nuova sede dell’Atac all’Eur: 100 milioni impegnati nel 2009 per un palazzo ancora in costruzione. Le torri dell’Eur: abbandonate dal ministero delle finanze in un’era geologica ormai lontana, smontate per essere abbattute, poi “promesse” a Telecom che aveva provveduto anche a montare i ponteggi per ristrutturarle e infine abbandonate al loro triste destino dalla società di telecomunicazioni. Gli edifici scarnificati così continuano a regalare al panorama la piacevole immagine di una Beirut occidentale appena reduce da un bombardamento.
Gli alibi possono convincere i beoti o gli ultras della sindaca ma non i cittadini normali che quotidianamente fanno i conti con l’anormalità. Cittadini stanchi che vorrebbero tanto evitare di trasformare tutte le mattine il viaggio verso il posto di lavoro in una marcia per la sopravvivenza. Ma queste umanissime speranze possono essere tradotte in realtà a una sola condizione: la riemersione della Raggi dalla buca in cui è precipitata.
Sì è accorta adesso di quante porcherie sono state fatte da amministratori “competenti” che hanno amministrato Roma negli ultimi 30 anni?
Meglio tardi che mai, intanto invece di criticare senza la minima cognizione consiglio un poco di umiltà e anche un po’ di sana VERGOGNA
le buche sono nelle teste dei media che sostengono i partiti politici in modo vergognoso