-di VALENTINA BOMBARDIERI-
A Roma c’è un vecchio detto popolare che recita “a chi tocca non s’ engrugna”. Infatti la sindaca Raggi è di buon umore. “Serena” si definisce nel suo post su Facebook dove annuncia di aver ricevuto un avviso a comparire in Procura.
“Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla Procura di Roma nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo che, come è noto, è già stata revocata. Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle. Ho avvisato
i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento”.
Queste le parole della Sindaca di Roma. Sul tavolo della Procura la nomina del fratello di Raffaele Marra. Mentre Virginia Raggi affida la notizia alla sua pagina Facebook, sul Blog non ne troviamo notizia alcuna. La svolta garantista (Grillo nega ma oggettivamente c’è una certa differenza tra chiedere le dimissioni dopo il ricevimento di un avviso di garanzia e pretenderle dopo il giudizio di primo grado, concettualmente, peraltro, una scelta strampalata, a mezza strada visto che i gradi di giudizio in Italia sono tre: ma il “garante” preferisce smentirsi a metà così può prendersela con i giornalisti che raccontano frottole) sembra quasi essere il frutto della “rivelazione” di un mago. O molto più probabilmente la svolta è stata costruita appositamente per evitare un evento previsto, cioè la perdita della poltrona capitolina (in fondo, i pentastellati stanno dando notevole prova di adattabilità ai propri interessi: dall’Italicum che ora è stato tradotto in versione Legalicum, ai riferimenti politici internazionali e agli alleati che con la democrazia diretta hanno poco a che vedere e in alcuni casi hanno poco a che vedere con la democrazia tout court: ma in fondo tutto va bene se aiuta il partito a conquistare il potere).
«La ricezione, da parte del portavoce, di ‘informazioni di garanzia’ o di un ‘avviso di conclusione delle indagini’ non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso», recita ancora il regolamento, rimandando alla «discrezionalità del Garante e del Collegio dei Probiviri o del Comitato d’appello la valutazione della gravità di fatti». Il nuovo codice sancisce anche l’obbligo di comunicare ai vertici ogni informazione su procedimenti giudiziari: chi è indagato o condannato, ha «l’obbligo di informare immediatamente e senza indugio il gestore del sito» con apposito link al sito del M5S.
Virginia Raggi ha rispettato il regolamento, così come le direttive del mago “Silvan” Grillo. Peccato che ora il Movimento Cinque Stelle non potrà gridare alle dimissioni dell’indagato come ha fatto da quando si è affacciato sulla scena politica. E che ora gli avversari che dovessero essere gratificati con quell’invito potrebbero rispondere con lo strumento santificato da Totò: la pernacchia.