Il ministro della Confindustria, Carlo Calenda, a proposito dei voucher, della revisione della normativa che li disciplina e del referendum che potrebbe cancellarli, afferma dai microfoni di Radio anch’io: “Non vorrei che tutto diventasse una battaglia ideologica. Se i voucher hanno dato luogo ad abusi discutiamo”. La conclusione è: guardiamo la questione in maniera pragmatica. Ma perché mai non dovrebbe svilupparsi una battaglia ideologica? Perché “non ideologizzando” si fanno passare soluzioni mediocri e dannose solo per alcuni, che portano alle conseguenze sotto gli occhi di tutti, agli abusi, alla precarietà camuffata da occasionalità? Cosa c’è di più ideologico del rispetto delle persone, soprattutto di quelle che lavorano, che semmai godono di una posizione meno privilegiata di quella di Calenda e sono quindi più ricattabili di lui perché nel frattempo a casa devono conciliare il pranzo con la cena, urgenza che certo non assilla il simpatico ministro largamente in nota-spese grazie a tutti noi? Cosa c’è di più ideologico della difesa di diritti costituzionalmente garantiti? Cosa c’è di più ideologico del tema del lavoro e del suo sfruttamento in una società globalizzata, che ha accentuato le differenze allargando sempre di più l’aria della miseria avvicinandone il rischio a classi sociali solo sino ad alcuni anni fa lontane? Vorremmo sapere cosa c’è di più ideologico di una questione che ha fatto nascere una storia collettiva, prodotto straordinarie lotte contro gli abusi e per il riconoscimento di garanzie individuali e collettive, favorito la creazione di partiti che hanno cercato nel lavoro e nella difesa dei lavoratori la loro ragion d’essere? E che si sono contrapposti proprio a quel pragmatismo da sempre invocato dal capitalismo soprattutto nelle versioni più predatorie?