L’acrobata Grillo: dagli euro-scettici, agli europeisti

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Beppe Grillo più che un un grande comico, è uno straordinario acrobata. Alla sua maniera (normalmente lontana dalle forme più corrette della democrazia ma decisamente vicina a quella dell’autocrazia) ha deciso che l’alleanza con gli euroscettici (l’Ukip) a prova di Brexit è finita e che adesso si può aprire un altro rapporto, con l’Alde, l’alleanza dei liberali e democratici per l’Europa. È come se all’improvviso Donald Trump facesse contemporaneamente voto di castità e di povertà; è passato direttamente dall’adorazione del Diavolo che lavora per disgregare l’Europa, alla santa messa in Vaticano. Dal fronte anti-europeista a quello europeista ventiquattro carati. Al confronto di questo improvviso “ravvedimento” la “folgorazione” di San Paolo sulla via di Damasco appare solo una leggera deviazione dal percorso principale. Ora decideranno i militanti con il solito voto online che possiamo anche immaginare sarà oceanicamente favorevole (il dissenso è un orpello decorativo ma non deve assumere aspetti fastidiosi nel magico mondo della “democrazia (auto)diretta”). Per carità, non è in assoluto un evento negativo l’uscita di uno dei più importanti partiti italiani da una compagnia tanto imbarazzante, anzi bisognerebbe chiedere a Grillo come mai qualche anno fa decise di costruire al parlamento europeo un gruppo con una forza politica apertamente xenofoba. Ma è veramente imbarazzante il tasso di trasformismo (la rincorsa al potere e all’accreditamento internazionale favorisce i pentimenti) che emerge dalle scelte del comico. Per lui tutto appare mutabile, manovrabile in politica: non ci sono valori, non ci sono riferimenti ideali (per quanto perversi e inaccettabili); programmi scritti con inchiostro simpatico, impegni pubblici declassati a timide ipotesi di lavoro. Come spesso si dice, solo gli idioti non cambiano mai opinione. Ma lui deve avere una intelligenza di gran lunga superiore alla media se la muta con tanta rapidità. Nel suo universo tutto è possibile: dal rifiuto dell’Italicum alla sua accettazione moltiplicata. Al confronto di questa “nuova politica” Agostino Depretis appare un uomo di straordinaria coerenza e linearità.

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