Dal ministro dei lavoratori al ministro contro i giovani

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-di ANTONIO MAGLIE-

A fine anno di quarantotto anni fa, un ministro del lavoro, Giacomo Brodolini, socialista, ex dirigente sindacale della Cgil (fu quello che materialmente stilò il documento di condanna della Confederazione per i fatti di Ungheria), decideva di trascorrere un giorno normalmente festivo insieme ai lavoratori, in una fabbrica occupata. Fu in quell’occasione che pronunciò una frase: “Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori”. Quarantotto ani dopo, un altro ministro del lavoro è sotto accusa e sotto scacco parlamentare per un’altra frase, di tipo decisamente diverso, a proposito di giovani che fuggono dall’Italia. Per il ministro in questione Giuliano Poletti, alcuni di questi “cervelli in fuga”, da lui personalmente conosciuti, in fondo è stato meglio perderli che trovarli (o, nel caso specifico tenerli).

Domanda: si può accettare che un personaggio del genere, già autorevole gaffeur in altre circostanze, continui a gestire un ministero delicato come quello? Della straordinaria umanità di Giacomo Brodolini si sono purtroppo perdute le tracce. In questi ultimi decenni in quel posto si sono avvicendati personaggi che non ritenevano di dover essere da una sola parte, quella più debole nei rapporti di lavoro, ma accanto alla parte opposta, quella più forte. Inutile fare i nomi: sono scolpiti nella memoria e nella roccia. È la conseguenza di presidenti del Consiglio che scelgono per un posto in cui ci vorrebbe almeno un arbitro, un tifoso, a volte addirittura un ultrà. Poletti probabilmente non è un ultrà ma certo, per una questione di interessi e attività personali ha la vista strabica: guarda dalla parte da cui lui stesso proviene, seppur sotto forma di aziende cooperative.

In un sol colpo, con quella frase, ha offeso l’Italia, i giovani, i lavoratori e, più deboli di tutti, chi il lavoro non lo ha e lo cerca e chi lo ha trovato e vive in una condizione di sfruttamento (grazie, ad esempio, ai voucher così apprezzati dal titolare del dicastero). Dal ministro dei lavoratori, siamo passati al ministro contro i giovani italiani. Non è propriamente una vittoria dal punto di vista della civiltà politica.

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