Che fine hanno fatto i fans del “no-global” Trump?

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-di FEDERICO MARCANGELI-

Trump ha mandato a f*****o tutti: massoni, grandi gruppi bancari, cinesi” così il il fine politogo Beppe Grillo dipingeva l’elezione del neo-presidente USA. Stesso discorso per il leader della lega Salvini che affermava di aver creduto nel Tycoon “Alla faccia di politologi, opinionisti, finanzieri, banchieri politici, giornalisti, attori, cantanti e ballerine”.

Entrambe le lungimiranti affermazioni sono state smentite oggi da Trump stesso, che è in procinto di costituire la squadra di governo più ricca di sempre, con un patrimonio complessivo difficilmente calcolabile.

Si pensi solo che in neo ministro dell’istruzione, Wilbur Ross, ha un patrimonio personale di 2.5 miliardi di dollari. L’ultimo governo di “milionari” è stato quello di Bush (2001), che poteva contare su un patrimonio dieci volte inferiore rispetto a quello del suddetto ministro. Con buona pace dei Trumpisti italiani, il buon Wil ha lavorato per Rothschild e per altri gruppi di investimento, accumulando ricchezze con le speculazioni finanziarie e incarichi governativi (alla faccia dei banchieri no?).

Discorso ancor più pesante per il futuro segretario di Stato Rex Tillerson, presidente ed amministratore delegato della Exxon Mobil. La società in questione è un colosso mondiale dell’estrazione di gas e petrolio, legata a doppio filo con la Russia di Putin. Oltre ai dubbi sulle “relazioni pericolose” con il presidente russo (con cui dovrà discutere su sanzioni e politica estera), emergono grandi interrogativi sul conflitto di interesse di Rex. Dopo 40 anni alla Exxon non si può certo dire che sia una figura super-partes e senza interessi economici in gioco.

Passiamo poi al nuovo responsabile della strategia: Stephen Bannon. L’uomo è partito dal settore finanziario, per poi arrivare a controllare un famoso sito a sfondo razzista americano (Breitbarb News).

Un altro nome in lizza è quello di Steven Mnuchin, proprietario di un fondo speculativo e non certo estraneo al sistema della finanza. Uomo Goldman Sachs (una delle banche più evocate a proposito dell’esplosione della crisi del 2008), figlio di un uomo Goldman Sachs, ha accumulato una fortuna proprio grazie a quella dimestichezza con la finanza contro cui Grillo e Salvini puntano il dito, in particolare speculando nel 2007 proprio sui subprime.

Le scelte curiose non si fermano qui.
Ricordiamo tra le altre quelle dell’ex generale dei marine James “Mad Dog” Mattis (alla difesa) e di Andrew Puzder (al lavoro). Il pluridecorato falco, detto “cane pazzo” per le sue imprese nella prima guerra del golfo, è stato sollevato dall’amministrazione Obama per tensione sull’accordo nucleare con l’Iran. Il secondo è stato invece tra i più acerrimi nemici dell’innalzamento del salario minimo (7$ l’ora): non proprio un bel biglietto da visita per il futuro segretario al lavoro. E anche per un presidente che diceva di voler dare voce all’America messa in ginocchio dalla crisi, intenzionato a ricostruire quella Middle Class che è stata negli Stati Uniti rianimati da Roosevelt dopo la Grande Depressione, la spina dorsale di una lunga fase di crescita che ha raggiunto il suo punto massimo in quasi tutto il mondo negli anni Sessanta.

Questi sono solo alcuni dei nomi, ma anche i rimanenti risultano essere legati al mondo finanziario o conservatore statunitense.

Insomma una squadra ricca di milionari ed estremamente diversa rispetto al quadro dipinto dai Trumpisti Italiani. Un team globalista, vicino ai poteri forti ed alle banche. Ma non diciamolo a Grillo, Di Battista, Di Maio e Salvini: potrebbero addirittura risvegliarsi dal loro sonno.

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