Referendum, 50 milioni al voto. Urne aperte sino alle 23

elezioni-votoDopo una campagna referendaria durata anche troppo, giocata su toni e modi non sempre di grande rispetto e civiltà e che ha di fatto snaturato la natura della contesa (da accettazione o rifiuto di una legge di revisione costituzionale a competizione politica con in ballo la prevalenza di un fronte su un altro), da questa mattina alle 7 le urne sono aperte e gli italiani chiamati a tracciare un tratto di penna sulle caselle del “sì” o del “no”. Sulla scheda, in questo caso estremamente semplice, troveranno una domanda che come è noto è stata al cento di polemiche e ricorsi. Poche righe: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”

Come è noto non è la prima volta che i cittadini vengono chiamati a decidere su una riforma costituzionale. La prima volta fu nel 2001 quando venne approvato il mutamento proprio di quel Titolo V che adesso si vuole modificare nuovamente (la parte che assegna poteri legislativi concorrenti a Stato e Regioni), la seconda nel 2006 quando a proporre un’ampia variazione della carta fu la coalizione di centro-destra all’epoca guidata da Silvio Berlusconi. Nel primo caso le scelte del Parlamento vennero accettate, nel secondo rifiutate. Nel 2001 il corpo elettorale era composto di 49.462.222 italiani ma ai seggi se ne presentarono appena 16.843.530 cioè il 34,1 per cento. Nel secondo, gli aventi diritto al voto furono 49.772.506 ma votarono 26.110.925 cioè il 52,46 per cento. Nel primo caso i sì furono il 64,2 per cento contro il 35,8 per cento di no; nel secondo i no furono il 61,29 per cento contro il 38,71 per cento di sì. Al contrario del referendum abrogativo, quello costituzionale, come è noto, non prevede quorum pertanto è sempre valido indipendentemente dalla percentuale dei votanti che eserciterà il diritto.

Si vota sino alle 23 nelle 61.551 sezioni aperte in 7.998 comuni (l’ultima polemica ha riguardato il rimborso delle spese con alcune regioni che hanno denunciato un taglio del 60 per cento e il governo che si è affrettato a precisare che al contrario coprirà lo sforzo finanziario sostenuto per il regolare svolgimento della consultazione). Complessivamente sono chiamati al voto 46.714.950 italiani, divisi in 24.249.670 femmine e 22.465.280 maschi. Poi ci sono i connazionali all’estero che complessivamente ammontano a 3.995.042 di cui 1.917.587 femmine e 2.077.455 maschi. In tutto 50.709.992 italiani. Proprio sull’ultimo spezzone di corpo elettorale si è infiammata la polemica con il fronte del “no” che ha preventivamente denunciato il pericolo di brogli e annunciato che alla fine dello spoglio non mancherà di presentare dei ricorsi anche perché si prevede un risultato sul filo di lana e quelle preferenze potrebbero essere determinanti.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi