Morto Fidel, l’ultimo protagonista del Novecento

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Al di là delle valutazioni di parte, mentre qui da noi era notte fonda, a Cuba scompariva un altro protagonista del Novecento: Fidel Castro. Ufficialmente, secondo l’agenzia Cubadebate, il lider maximo si è spento alle 10,29 del 25 novembre. Aveva novant’anni e da tempo combatteva contro la malattia avendo nel frattempo ceduto il potere al fratello, Raul il quale ha annunciato che il corpo sarà cremato e che nella giornata di oggi saranno forniti i dettagli del funerale.

L’annuncio della sua morte ha scatenato in Florida i festeggiamenti degli avversari, quelli che lasciarono il paese dopo la Revolucion. Il suo regime non è stato certo ispirato a principi liberali ma non si può nemmeno negare che insieme a Ernesto Che Guevara liberò il paese da un’altra dittatura che condannava alla miseria più nera le classi sociali meno favorite costrette a vivere, dal punto di vista dell’istruzione, della salute e del futuro, in condizioni insopportabili. La Cuba di Fulgencio Batista y Zaldivar era soprattutto un luogo di piacevolezze e di piacere per i ricchi americani, una sorta di grande e per molti aspetti immorale luna park a poche ore d’aereo dalla costa della Florida.

Era nato a il 13 agosto 1926 a Biran, rampollo di un proprietario terriero spagnolo Angel Castro e della cubana Lina Ruz. Aveva compiuto i suoi studi nei collegi La Salle e Dolores di Santiago de Cuba e dal 1941 al 1945, a L’Avana, nella importante scuola gesuita di Belen ed è qui che si è formato culturalmente. Laureato in legge si candidò alle presidenziali ma senza successo a causa del golpe del 10 marzo. Rispose con il disastroso assalto alla Caserma della Moncada del 26 luglio 1953. Arrestato insieme ad altri ribelli (ottanta vennero fucilati), fu condannato a 15 anni di prigione. Durante il processo pronunciò la storica frase: ‘La storia mi assolverà’. In esilio negli Usa e in Messico dove conobbe Ernesto Guevara. Insieme al Che nel’56 sbarcò nell’isola a bordo del ‘Granmà. Nuovo bagno di sangue: si salvò infatti insieme ad altri ventuno compagni di avventura e si rifugiò nella Sierra Maestra avviando la sua guerriglia e la sua epopea. Due anni di scontri che si conclusero con la caduta di Batista e l’entrata trionfale dei Barbudos a L’Avana il 1° gennaio 1959.

Con lui Cuba diventò la frontiera della Guerra Fredda più prossima agli Stati Uniti, una vera e propria spina nel fianco, causa di tensioni e contrapposizioni con l’Urss terminate a un passo dall’esplosione della “guerra calda, come in occasione della crisi dei missili del 1962 (prima c’era stata lo scellerato attacco militare americano della Baia dei porci). È stato decisamente allo stesso tempo icona e diavolo del Novecento; icona per chi vedeva in Cuba la realizzazione dei sogni rivoluzionari, diavolo per chi si è strenuamente augurato la sua caduta. Ha, comunque, rappresentato un elemento di novità negli equilibri planetari in particolare trasformandosi nel capofila del movimento dei “non allineati”, paesi che dichiaravano di non essere né con l’Ovest “americano”, né con l’Est “sovietico.

Abile oratore, è stato anche un astuto politico: nei primi anni Novanta del Novecento, con la fine del Blocco Sovietico in molti pensavano che prima o poi sarebbe crollato anche Castro che si reggeva proprio sull’equilibrio precario del confronto tra i due “mondi”. Invece non è stata la geopolitica a metterlo in ginocchio ma una emorragia intestinale al rientro da un viaggio in Argentina, una decina di anni fa. E il 13 luglio del 2006 prima in maniera provvisoria e poi, dopo meno di un paio di anni in maniera definitiva, ha ceduto il potere al fratello Raul che con una serie di riforme ha traghettato il Paese verso una nuova era riuscendo, con la mediazione di Papa Francesco a ottenere il disgelo dei rapporti con gli Stati Uniti: Barak Obama infatti il 17 dicembre di due anni fa ha annunciato la fine dell’embargo, “el bloqueo” che, però, deve ancora ottenere il via libera definitivo del congresso e con gli ultimi risultati elettorali che hanno visto la vittoria di Trump nulla è più scontato. Comunque la si pensi, Fidel ha fatto la storia, anche con le sue frasi reboanti come quella che rivolse al Paese quando annunciò che la sua epoca non sarebbe andata oltre il 2003: “Rimarrò con voi, se lo volete, finché avrò la consapevolezza di poter essere utile, se prima non lo decide la natura. Né un minuto prima né un secondo dopo”. Ha deciso la natura.

antoniomaglie

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