Metalmeccanici, subito il referendum sul contratto

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-di ANTONIO MAGLIE-

Per il contratto dei metalmeccanici sarà un venerdì di fuoco. Anche perché sembra a questo punto quasi intrecciarsi la vicenda di una importante categoria dell’industria con quella del comparto più numeroso del pianeta lavorativo, cioè la pubblica amministrazione, lo Stato. Ieri, la trattativa non ha fatto sostanziali passi in avanti e l’unico vero accordo è stato quello raggiunto tra le parti sul modo in cui sottoporre il testo dell’accordo alla valutazione dei lavoratori. Il problema era legato al Testo Unico su rappresentanza e validazione degli accordi. Su quel documento ci sono ancora delle differenze tra Cgil, Cisl e Uil. Un problema non di poco conto perché nel caso di intesa, Fiom, Fim e Uilm devono sottoporre immediatamente il risultato del loro lavoro alla “base”. Bisognava definire una procedura provvisoria, ad hoc. E la soluzione è stata trovata: la proposta contrattuale verrà sottoposta immediatamente a referendum e per quanto riguarda il recepimento del testo unico sulla rappresentanza si provvederà in un secondo momento.

Per il resto quella di oggi è stata solo una giornata di preparazione in vista di quella di domani, decisiva. Alla base del rallentamento del ruolino di marcia, situazioni puramente contingenti, in particolare il direttivo di Confindustria che ha fatto slittare di due ore e un quarto la riunione plenaria che nel programma originario era prevista subito dopo pranzo, alle 14. I nodi da sciogliere sono ancora numerosi, a cominciare da quello intricato del salario con Federmeccanica che ripropone la sua posizione in merito al recupero dell’inflazione (il decalage) e i sindacati lo chiedono per intero. La serata e la nottata sono proseguite con riunioni in sede tecnica che dovrebbero consentire di riprendere domani il filo del discorso con le idee più chiare. In ogni caso sia i datori di lavoro che i sindacati hanno confermato l’intenzione di giungere all’intesa. E qui il contratto dei metalmeccanici sembra incrociare quello del pubblico impiego tanto da far balenare l’ipotesi che alla chiusura del secondo si possa arrivare subito dopo quella del primo.

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