Giorni decisivi per due contratti complessi e difficili ma che se venissero chiusi potrebbero aprire la strada di una stagione nuova nelle relazioni sindacali di questo Paese, tanto nel settore privato che in quello pubblico. Oggi parte la non-stop che vedrà contrapposti i sindacati dei metalmeccanici, Fiom, Fim e Uilm e la Federmeccanica. Una “volata” di settantadue ore che potrebbe anche concludersi nella serata di venerdì con la firma di un contratto che ha imposto per la sua chiusura un anno esatto di trattative.
Ma domani, 24 novembre, potrebbe essere una giornata decisiva anche per i lavoratori del pubblico impiego. Infatti il ministro competente, Marianna Madia, ha convocato i sindacati di categoria per provare a sbrogliare l’intricata matassa di un contratto che non viene rinnovato da quasi sette anni e che solo l’intervento della Corte Costituzionale ha consentito di riproporre al centro dell’agenda del governo. A giugno dello scorso anno la Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco affermando che “il carattere ormai sistematico di tale sospensione sconfina, dunque, in un bilanciamento irragionevole tra libertà sindacale (art.39, primo comma)… ed esigenze di razionale distribuzione delle risorse e del controllo delle spese”. Matteo Renzi un po’ dimenticando come sono andate le cose (cioè che senza l’intervento della Consulta forse le parti sarebbero ancora lontane da un tavolo), ha voluto enfatizzare i meriti del suo governo relativamente al ritorno a una legalità costituzionale e intervendo all’inaugurazione dell’anno di studi della Guardia di finanza, ha affermato: “È finita la stagione dei blocchi contrattuali ma serve il massimo di rigore e attenzione ai costi da noi per primi”. E poi ha lanciato un segnale non del tutto rassicurante: “Da parte nostra c’è la necessità di incentivare al massimo il lavoro delle forze dell’ordine aumentando la presenza delle istituzioni sul territorio”. Come a dire che il grosso delle risorse messe sul tavolo andranno in quella direzione; al resto dei lavoratori toccherà una parte decisamente residuale.
Ma Il controllo delle spese così puntualmente evocato dal capo del governo sotto forma di sospensione di un diritto (quello alla contrattazione) ha consentito in questi anni allo stato di risparmiare 9,3 miliardi, il risparmio si è trasformato in una sanguinosa riduzione del potere di acquisto dei lavoratori del settore pubblico (tre milioni e duecentocinquantunomila persone) determinando un taglio dello stipendio nell’ordine di 900 euro. Un danno per i dipendenti dello Stato quantificabile in circa trentacinque miliardi e che ha comportato un arretramento salariale ai livelli del 2001. I primi approcci al problema sono stati così deludenti dal punto di vista delle risorse che persino la Corte dei Conti nel valutare la legge di stabilità ha definito quei fondi esigui.
Il governo ha in parte corretto il tiro mettendo sul piatto della bilancia quasi un miliardo e mezzo per il 2017 e poco meno di due per il 2018. Il fatto è che quei soldi servono anche per le assunzioni e le forze dell’ordine. L’incontro nelle intenzioni della Madia dovrebbe portare a un accordo politico che consenta lo sblocco dei contratti. La trattativa ruoterà intorno alla definizione delle risorse per i rinnovi, alla revisione della legge Brunetta che nega i premi a un quarto dei lavoratori e alla stabilizzazione dei precari. In sostanza va corretta la legge di bilancio, laddove prevede un fondo indistinto per la P.a. e di concordare i punti di riferimento del Testo unico del lavoro pubblico che l’esecutivo vuole mettere a punto entro febbraio. La Madia si presenterà al tavolo della trattativa con un dossier che è stato preparato nel corso di alcuni incontri tecnici con l’Aran.
Ma al di là dei premi, la Legge Brunetta rappresenta in questo momento l’ostacolo più alto per costruire all’interno del pubblico impiego delle sane relazioni sindacali perché alle organizzazioni il provvedimento ha sottratto il ruolo di soggetto negoziale. Come viene sottolineato, quel provvedimento ha ingessato il sistema. I sindacati possono anche discutere di risorse ma la questione vera è che quel provvedimento da un punto di vista delle relazioni industriali ha retrocesso i lavoratori del pubblico impiego in serie C, privandoli di diritti che al contrario lo Stato, come primo datore di lavoro di questo Paese e tutore delle legalità (anche relativamente alle parti della Costituzione in cui si parla di sindacati e contrattazione) dovrebbe riconoscere come e più di altri. I lavoratori del pubblico impiego denunciano forme di discriminazione dal punto di vista dei diritti rispetto ad altri pezzi del pianeta-lavoro: il tfr pagato dopo quattro anni, la malattia retribuita con penalizzazioni, l’impossibilità di chiedere anticipi sulla liquidazione per finanziare l’acquisto della prima casa o importanti e urgenti cure mediche. Il problema, dunque, non è solo il contratto, ma l’esigenza di ricostruire un tessuto di relazioni sindacali che è stato definitivamente strappato dalla Legge Brunetta, un tessuto che valga per oggi e, soprattutto, per domani.
Ma per restare al’appuntamento di domani, bisogna sottolinere che i sindacati restano guardinghi. Dice Antonio Foccillo, segretario Confederale della Uil che per conto della Confederazione sta seguendo la vicenda: “Mi auguro che se la ministra ci ha chiamato è perché si sono fatti dei passi in avanti sulle richieste da noi avanzate”. In particolare sul fronte economico perché per le organizzazioni dei lavoratori la linea del Piave per quanto riguarda gli aumenti è fissata a ottanta euro. Aggiunge Michele Gentile responsabile dei Settori Pubblici della Cgil: “Valuteremo il da farsi, se gli impegni che la ministra si assume su rinnovi, legge Brunetta e assunzioni segnano una discontinuità o meno”. Aggiunge Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil: “C’è ancora troppa incertezza sulle risorse”. Conclude il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava: “Vogliamo concordare obiettivi precisi, come riorganizzazione e innovazione a cui deve contribuire anche il sistema delle relazioni sindacali”.