Dice Maria Elena Boschi, in uno stile oratorio non particolarmente brillante: “Dobbiamo essere molto chiari, il punto fondamentale sia leggere il quesito da votare”. Non è la prima volta che il ministro delle riforme attribuisce alla domanda che comparirà sulla scheda quasi il valore di una “pietra filosofale”. Ma la Boschi sa bene che il senso delle cose non è lì essendo il quesito solo il momento conclusivo di un processo costituzionale lungo e complesso. Se l’obiettivo del ministro non è semplicemente quello di raccattare il maggior numero di consensi ma anche quello di mandare al seggio cittadini, come si suole sottolineare, informati e consapevoli, allora dovrebbe spiegare che il “punto fondamentale” è la lettura della legge. Che detto per inciso, non è che sia scritta in maniera straordinariamente chiara. I nuovi costituenti, infatti, non hanno raccolto l’invito che Piero Calamandrei rivolgeva ai vecchi costituenti: imitare l’Ugo Foscolo della Repubblica Cisalpina. Purtroppo in Parlamento non viene segnalata la presenza di grandi talenti letterari. Certo l’elaborazione delle norme non può essere riservata solo a chi ha composto le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” o “ Dei sepolcri”. Però il testo uscito dalle doppie letture di Camera e Senato è un vero e proprio rally temerario nei tornanti di un profluvio di parole. Ciò non toglie che per farsi un’idea sia meglio leggere quello. Ne guadagnerà anche la comprensione del quesito.