In ricordo di Silvano

miniati

Quello non è un paese per vecchi.

I giovani l’uno nelle braccia dell’altro, gli uccelli sugli alberi –
Quelle generazioni morenti – intenti al loro canto,
Le cascate ricche di salmoni, i mari gremiti di sgombri,
Pesce, carne, o volatili, per tutta l’estate lodano
Tutto ciò che è generato, che nasce, e che muore.
Presi da quella musica sensuale tutti trascurano
I monumenti dell’intelletto che non invecchia.

Un uomo anziano non è che una cosa miserabile,
Una giacca stracciata su un bastone, a meno che
L’anima non batta le mani e canti, e canti più forte
Per ogni strappo nel suo abito mortale,
Non v’è altra scuola di canto se non lo studio
Dei monumenti della sua magnificenza
E per questo ho messo vela sui mari e sono giunto
Alla sacra città di Bisanzio.

O saggi che state nel fuoco sacro di Dio
Scendete dal sacro fuoco, scendete in spirale,
Come nel mosaico d’oro d’una parete,
E siate i maestri di canto della mia anima,
Consumate tutto il mio cuore; malato di desiderio
E legato ad un animale mortale,
Non sa quello che è; e accoglietemi
Nell’artificio dell’eternità.

Una volta fuori dalla natura non prenderò mai più
La mia forma corporea da una qualsiasi cosa naturale,
Ma una forma quale creano gli orefici greci
Di oro battuto e di foglia d’oro
Per tener desto un Imperatore sonnolento;
Oppure posato su un ramo dorato a cantare
Ai signori e alle dame di Bisanzio
Di ciò che è passato, che passa, o che sarà.

(William Butler Yeats)

Questa poesia di William Butler Yeats, intitolata “Navigando verso Bisanzio”, parla di giovani, di anziani e di passioni. Sintetizza perfettamente quel che è stato Silvano Miniati. Una persona appassionata, con una mente brillante e quindi sempre giovane ma che per un lungo periodo della sua vita, da segretario generale della Uil Pensionati, si è occupato di anziani con impegno e determinazione (come ha testimoniato anche col suo ultimo libro di cui riproduciamo la sua presentazione). Veniva da una scuola politico-culturale in cui la coesione sociale è il fulcro di una democrazia avanzata e rispettosa. E la coesione si alimenta con il rispetto di due soggetti che nella scala anagrafica sono agli antipodi: i bambini e gli anziani. I bambini perché sono il futuro, un giovane albero che col tempo crescerà; gli anziani sono la memoria storica, le radici di quel giovane arbusto che si trasformerà in un albero e più saranno robuste e andranno in profondità, più quell’albero avrà fronde rigogliose e saprà resistere alle intemperie e alle tempeste. Perché la dinamica della vita impone all’uomo di guardare avanti ma senza un ancoraggio sarà sufficiente un refolo di scirocco per portarlo via come carta straccia. Tutto questo Silvano lo sapeva benissimo e proprio per questo gli abbiamo voluto e gli vorremo sempre bene.

Perché protestare è giusto”

-di SILVANO MINIATI*-

Quando decisi di impegnarmi per la realizzazione di questa pubblicazione, ero sinceramente convinto che si sarebbe trattato di una iniziativa semplice e rapida e comunque non eccessivamente impegnativa.

Sono però bastati pochi giorni dedicati alla ricerca di qualche documento e riordinare i ricordi di avvenimenti che ritenevo più significativi per farmi prendere atto che non sarebbe stato affatto così.

Ho verificato di persona come uno dei limiti che mi porto dietro fin dall’infanzia diventi particolarmente pesante quando cerchi di rileggere il passato. Non sono infatti abituato a conservare diari o appunti e faccio fatica anche a mantenere in ordine una documentazione ordinata di atti e documenti delle organizzazioni alle quali ho attivamente partecipato.

È questo un limite che si avverte, soprattutto quando si è costretti a prendere atto che anche nel mondo dal quale si proviene sta vincendo quella che potremmo definire una vera e propria mania che spinge a cancellare tutto quanto appartiene al passato. È ovvio che ripercorrendo il sentiero dei ricordi, emerga la tendenza, guardando al presente a ritenere che tu le cose che fanno oggi coloro che sono venuti dopo di te, le faresti non solo in modo diverso ma magari anche meglio.

In questi casi è necessario ricordare che questa tentazione è una caratteristica tipica della vecchiaia che quasi sempre fa corre il rischio di essere eccessivamente benevoli con se stessi ed eccessivamente critici e negativi verso gli altri.

Guardando alla realtà di oggi e alla condizione, davvero disperante nella quale si stanno venendo a trovare milioni di anziani, si è rafforzata in me la convinzione che il disorientamento è davero molto serio.

Tante volte ci siamo detti o abbiamo sentito dire che gli anziani rappresentano una preziosa risorsa.

Guardandosi intorno e esaminando l’atteggiamento della nostra classe dirigente si fa davvero molta fatica a pensare che si trattasse di affermazioni sincere. Quello che colpisce di più nell’agire collettivo è la progressiva attenuazione di ogni capacità di lettura critica della situazione e quindi spesso anche autocritica.

Un esempio su tutti. Personalmente sono stato protagonista non certamente secondario della campagna della Uil contro l’evasione e per l’equità fiscale. Quella campagna presupponeva anche una netta distinzione tra due principi fondamentali: “la previdenza a chi ne ha diritto, l’assistenza a chi ne ha bisogno”. Per noi era scontato che l’assistenza a chi ne aveva bisogno significava necessariamente l’adozione di meccanismi di controllo contro ogni forma di abuso e quindi l’ISEEE era uno degli strumenti utili all’interno della nostra battaglia.

Quello che non avevamo messo in conto era che potesse succedere che uno strumento nato per favorire l’equità e la giustizia sociale diventasse una sorta di mannaia da usare contro i poveri e i cittadini più deboli. Nessuno di noi sicuramente immaginava che un governo come quello italiano, nato sull’onda di tante speranze potesse favorire una gestione dll’ISEE che colpisce duramente i redditi bassi, le loro famiglie, proteggendo invece coloro che continuano a evadere le tasse e lo fanno in maniera sempre più massicca e smaccata, usando anche la cancellazione di fatto della tracciabilità.

Se l’ISEE la usi per limitare le integrazioni al minimo per i pensionati in Italia e all’estero, per impedire di fatto l’accesso ai nidi a famiglie che superano di pochi centesimi la “soglia” di un reddito comunque insufficiente a garantire una vita dignitosa e se poi al momento che si trovano alle prese con il ricovero di un parente anziano che non sono più in grado di mantenere e assicurare a domicilio, se si decide di applicare rigidamente le norme sui “tenuti al mantenimento” e si chiede a famiglie non in grado di sopportare il costo di partecipazione al pagamento della casa di riposo, deve prendere atto che siamo ormai entrati in una logica davvero aberrante. Quando poi sempre grazie all’applicazione dell’ISEE si nega l’accesso alla mensa ad un bambino figlio di genitori inadempienti ti si accappona la pelle.

Sembra ormai accettato da chi governa che tutti i mali del mondo, non solo in Italia, dipendono dalle protezioni sociali spettanti ai cittadini. La Gran Bretagna chiede di rimanere in Europa solo se viene accettata la sua pretesa di non essere obbligata a rispettare i diritti dei più bisognosi. La Grecia può essere assolta e salvata dalla troika solo se toglie ai cittadini greci anche il diritto a respirare. I Paese dell’ex area sovietica tanto bravi nel costruire barriere di filo spinato garantiscono in realtà ai loro anziani poco più del diritto di morire.

Non è certamente questo l’orizzonte interno e internazionale per il quale ci siamo battuti per decenni. Non è questa l’Italia per la quale abbiamo salvato i macchinari, rimosso le macerie, rompendoci la schiena per rimetterla in piedi e far sì che riconquistasse la sua dignità di nazione.

Tutto quello che avviene sotto i nostri occhi è ogni giorno più scandaloso. Tuttavia piangersi addosso servirebbe davvero a poco e imprecare non risolverebbe i nostri problemi. Dobbiamo convincerci che rifiutarsi è giusto. Sono convinto che quando la qualità della vita e quindi della condizione umana di milioni di persone è quella che abbiamo di fronte, protestare diventa sacrosanto. Protestare significa mettercela tutta nel dire basta, e nel dirlo forte non solo in quanto pensionati ma in quando donne e uomini che sono stufi di sentirsi magari elogiare per quello che hanno fatto fino a ieri da parte di chi concretamente opera per toglierli di mezzo e cancellarli dalla scena.

* Dalla presentazione del libro di Silvano Miniati: “Una ragione c’è. Ricordarsi di quando gli anziani erano considerati una risorsa preziosa”, Biblioteca Fondazione Bruno Buozzi, 2016, pagg. 136

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