Le parole d’autore di Nenni, il più grande giornalista del secolo

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– di FRANCESCA VIAN –

Vorrei oggi tornare sulle parole d’autore che vennero dette a Nenni. Vorrei proporre una parte del lungo articolo del 1977, con cui il comunista Paolo Spriano, giornalista de L’Unità, definì Pietro Nenni “il più grande giornalista del secolo”.

A dire – come penso e dico – che Pietro Nenni è il più grande giornalista politico italiano di questo secolo possono darsi almeno quattro tipi di reazione. Il lettore dell’ultima generazione accetterà l’affermazione con beneficio d’inventario: non l’ha letto. Poi ci sarà chi è d’accordo del tutto e chi è violentemente contrario. E non mancherà chi pensa che tale tributo nasconda una sottovalutazione di una personalità ben più rilevante e complessa. (…)

Prima porterò qualche pezza d’appoggio al giudizio sul valore del giornalismo politico di Nenni, sulla sua lezione attuale. Se l’avere privilegiato il giornalismo nel fare politica è stato per Nenni come muoversi nel solco della tradizione (…) del socialismo italiano, l’essere riuscito a fare del grande giornalismo nella quotidiana lotta politica dal 1922 a ieri, è eccezionale. La sua ricetta è certo personalissima ma segnaliamone almeno i migliori ingredienti.

Nenni parla un linguaggio limpido, accessibile a tutti, ha il dono della semplificazione che arriva facilmente allo slogan ma non è mai irrazionale, non abusa in citazioni ma quando ne fa una è molto pertinente, conosce a fondo la psicologia delle masse, se ha due argomentazioni da ficcare in testa al lettore riserva la seconda per l’articolo successivo (che non tarda ad arrivare), parte sempre da quello che la gente discute quel giorno nelle case e nelle osterie, annusa quel che c’è di nuovo nell’aria. C’è in lui anche un fondo salutare di scetticismo, sicché evita di farla troppo lunga, sentenziosa.  (…)

Tasca sosteneva che il matrimonio di Nenni con l’ideologia marxista era puramente un matrimonio d’interesse mentre il suo matrimonio con la prassi era un matrimonio d’amore. E già nel volume di scritti dal 1922 al 1944 (il libro a cui Paolo Spriano fa riferimento è: Pietro Nenni, “La battaglia socialista contro il fascismo”, a cura di Domenico Zucaro, Milano, Mursia, 1977) potete vedere la sua lucidità nell’individuare la dinamica dei fascismi, nell’indicare la prospettiva di una “rivoluzione antifascista”, una sensibilità unitaria che nasce dall’urgenza dei compiti comuni mentre si addensano le nubi, prima della tempesta della guerra. E in quel matrimonio d’amore c’è una passione democratica e socialista, che l’esule trasmette ai suoi compagni di fede, a Parigi come a Madrid. Se Nenni acconsentirà a far raccogliere in volume gli editoriali che ogni giorno scrisse sull’Avanti! del 1944-45 (poi raccolti nel 1978 in “Vento del Nord”, n. d. r.), il suo giornalismo politico militante, come quotidiano colloquio con le masse, riceverà il più largo riconoscimento. Ricordo un bellissimo articolo sulle donne “marocchinate” da formazioni militari alleate: raramente il senso della dignità nazionale e la cura di sottrarlo alle speculazioni reazionarie hanno trovato accenti più alti.

Certo, come dice bene Gaetano Arfè (…) “l’opaco schermo ideologico frapposto alla comprensione della realtà” non ha mai fatto velo a Nenni. Sul banco degli imputati sono anche, e spesso da parte comunista non meno che da parte socialista, la formula e l’esperienza del Fronte Democratico Popolare, che si concluse con la sconfitta elettorale, pesante, del 1948. (…) nelle discussioni sul merito non si fa abbastanza caso a quanto una sinistra di classe unita nel pieno della guerra fredda garantì il successo di una battaglia per la democrazia in Italia, per l’autonomia politica del movimento operaio, differenziò il nostro paese, e protesse la vitalità del suo tessuto democratico da involuzioni di regime e catture conservatrici, che caratterizzarono altri Paesi dell’Occidente. Il che significa anche riconoscere la grande funzione assolta dal PSI, allora e non solo allora. (…) la democrazia italiana la sua causa, il suo sviluppo, hanno bisogno di un partito socialista più forte, e coeso, e saldo. Che è poi il filo rosso della lunga battaglia socialista di Pietro Nenni (Paolo Spriano, Le battaglie di Nenni, L’Unità, 25 maggio 1977). Nel diario di Nenni del 1977, recentemente pubblicato, Nenni scrive che Spriano ha recensito il suo libro “con la probità e l’onestà politica che gli è propria” (Pietro Nenni, Socialista libertario giacobino, Venezia, Marsilio, 2016, a cura di Paolo Franchi e Maria Vittoria Tomassi).

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