-di VALENTINA BOMBARDIERI-
Giovani alla ricerca di un futuro, con una valigia di cartone. Giovani che inseguono sogni, speranze e aspirazioni. Sono i nostri giovani, i giovani italiani.
Il rapporto Migrantes rende noti i numeri. Sono 107.529 i connazionali espatriati nel 2015. Rispetto all’anno precedente 6.232 persone si sono iscritte all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Un incremento del 6.2%.. Giovani alla ricerca di un futuro migliore, di un lavoro e di una stabilità economica. Giovani tra i 18 e i 34 anni (39.410, il 36,7%). La terra promessa è la Germania (16.568), mentre Lombardia (20.088) e Veneto (10.374) sono le regioni da cui più giovani sono scappati.
Una fuga da un’Italia che non assicura un futuro. Un rapporto desolante. Dieci anni fa i connazionali all’estero erano poco più di 3 milioni. Oggi in Argentina, Germania e Svizzera le comunità che accolgono italiani sono diventate sempre più numerose. Le variazioni più significative degli ultimi 11 anni hanno riguardato la Spagna (+155,2%) e il Brasile (+151,2%). A oggi oltre la metà dei cittadini all’estero (53,8%) risiede in Europa (oltre 2,5 milioni), mentre il 40,6% in America. Il 50,8% è originario del Sud Italia. Le donne sono il 48,1%.
Un Italia che sta perdendo giovani promettenti, fossilizzata nelle sue politiche statiche, con pochi interventi a favore dei giovani. Si lascia l’Italia o per studiare l’inglese o per fare ricerca o per cercare lavoro.
Un’emigrazione segno di una grave inadeguatezza del nostro Paese. Perché lasciare un Paese per scelta, è ben diverso da essere messi nelle condizioni di doverlo fare. È un’emigrazione forzata, quella che emerge dal rapporto Migrantes.
Mattarella commenta: «Il nostro Paese ha una storia antica di emigrazione. Una storia di sofferenze e di speranze. Una storia di riscatto sociale, di straordinarie affermazioni personali e collettive, ma anche di marginalità patite e di lacerazioni. Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d’età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno d’impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze».
Perché difficilmente che parte torna indietro e questo fenomeno è un non accenna a fermarsi.
La fuga dal Bel Paese, dove i padri stanno meglio dei figli, dove la laurea non basta più, non apre più le porte, neanche una piccola porticina sul retro. Perché ormai l’Italia è un Paese per vecchi, cieco sul fatto che si sta lasciando scappare via la risorsa più preziosa: i giovani. Perché il futuro sono loro.