-di MARCO ZEPPIERI-
Ci sono momenti nella storia di chi ha in mano le redini di un Paese dove si è tentati di misurare, anzi di dimostrare, la forza del proprio “potere”. Teoricamente, molto teoricamente, quando si ricorre ad uno strumento importante come il referendum significa che tutte le strade per risolvere il “problema” sono state percorse non una ma mille volte.
Ogni rigolo di ruscello può portare al mare ed ogni strada si può e si deve percorrere per migliorare la qualità della vita dei propri concittadini, perché questo è l’obiettivo ultimo: migliorare la qualità della vita di tutti noi.
In Italia il governo Renzi va diffondendo l’idea che solo la democrazia decidente sarà in grado di fare, del nostro Paese, un Paese moderno in grado di far vivere i principi ispiratori dei Costituenti e quelli della nostra millenaria cultura umanistica e libertaria.
Sarà così? O più prosaicamente è una semplice e banale dimostrazione di forza?
La politica come difficile arte della mediazione di interessi differenti e conflittuali per il bene comune della polis è secondo Aristotele un’arte superiore a tutte le altre. Proprio la sua vocazione al confronto con la pluralità dei protagonisti della vita della città e della loro necessaria mediazione rende la politica affascinante ed unica.
Ma siamo sicuri che è proprio questo l’obiettivo che su vuole raggiungere oppure il più delle volte sono vere e proprie prove di forza.
In questi ultimi mesi, in questo ultimo fine settimana abbiamo assistito a referendum in Gran Bretagna, in Svizzera, in Ungheria, in Colombia dove è successo tutto e il contrario di tutto, dove tra quorum raggiunti o tragicamente sfiorati spesso si è rasentato l’assurdo.
Spesso tentare di risolvere i problemi con la scelta del referendum si è rivelato solamente un’illusione, come Platone descriveva con le ombre proiettate sul muro nel “Mito della caverna”. Un ipotetico referendum, in realtà si basa il più delle volte sull’insicurezza e la paura che c’è tra la popolazione, gettando nella paura ognuno di noi in modo tale da farci accettare qualsiasi diktat imposto dall’alto.
Non a caso questo fenomeno fu riassunto in un celebre “aforisma” sulla teoria dello shock economico dell’economista Milton Friedman: “bisogna creare nella popolazione un senso continuo d’insicurezza e di stress psicologico, tale che diventi accettabile qualsiasi decisione politica ed economica.”
Ad maiora.