Deficit-Pil benino, consumi male

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-di SANDRO ROAZZI-

Buone notizie dall’Istat per il Ministero dell’Economia sul rapporto deficit-Pil che è nel secondo trimestre in calo attestandosi al 2,3%, mentre il saldo primario sale all’1,7%. Ma resta sotto le ultime stime del Governo la crescita del Pil che si attesta allo 0,6%. Un economia dai dati a… singhiozzo, che fanno intravedere il perdurante manifestarsi di una fragilità di fondo.

Con qualche contraddizione da non sottovalutare come quella che vede la pressione fiscale calare al 42,3% ma quella locale macinare ancora aumenti come il tendenziale +0,8% che marca sempre un impatto punitivo sui redditi. Ma forse l’elemento che richiama la mancanza di una direzione di marcia verso la crescita in grado di consolidarsi è dato dall’aumento del potere di acquisto delle famiglie che non si traduce se non in misura modestissima in consumi visto che la propensione al risparmio sovrasta quella alla spesa. Insomma i consumi interni attendono sempre un vigoroso… massaggio al cuore.

Scenario che si aggrava se si nota che la spesa attribuibile alla Pubblica Amministrazione scende ancora ed acuisce la debolezza del capitolo investimenti pubblici e privati. Ultimo dato non confortante è quello della flessione, -0,6%, del valore aggiunto dell’industria. Per un Paese che ha bisogno di restare una potenza manifatturiera è l’ennesimo campanello d’allarme. Un nuovo richiamo alla necessità di favorire un confronto a più voci sul modello economico e sociale del futuro. E non è solo un problema di… agilità costituzionale.

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