Cara Lorenzin, noi puntiamo su Babbo Natale

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-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Il web è pieno di battute e post indignati. La ministra Lorenzin ha indetto per il prossimo 22 settembre il “Fertility Day”, campagna voluta a margine della presentazione di un Piano Nazionale per la Fertilità. A Roma, Bologna, Padova e Catania si svolgeranno conferenze, tavole rotonde e dibattiti pubblici sul tema fertilità. I principali destinatari dell’iniziativa sono i giovani

C’è chi parla di campagna da ventennio fascista, (stile “Fate figli per la patria”), chi definisce l’iniziativa oltraggiosa, chi un offesa e un insulto per chi non può avere figli o semplicemente non può permetterselo.

La Lorenzin si difende “Perché si possono fare campagne sul diabete o sul cancro, e sulla fertilità no?”, mentre Renzi si trasforma in Ponzio Pilato, Roberto Saviano twitta“Ecco la nuova, sorprendente trovata del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: il #FertilityDay, da festeggiare il 22 settembre (per inciso, il giorno del mio compleanno… non poteva farmi regalo peggiore)”. A seguire Paola Taverna, senatrice M5S: “Il vostro fertility day dovreste ribattezzarlo hypocrisy day. Quella è l’unica dicitura che non vi verrebbe tacciata come milionesima bugia”.

Di certo il tasso di fertilità dell’Italia è uno dei più bassi d’Europa. È ben al di sotto dei due figli per coppia, soglia che servirebbe a mantenere la popolazione in crescita zero ma anche di un 1.5 che consentirebbe una decrescita quasi sostenibile. Sicuramente è dovere del Ministro della Salute prevenire i casi di infertilità e intervenire sull’abbassamento delle nascite.

Forse il modo è sbagliato. Non credo che nessun italiano abbia bisogno della Lorenzin e di quelle discutibili gigantografie che spieghino il piacere di essere genitori per saperlo. Chi non vuole avere figli non cambierà di certo idea tra 21 giorni. Se non vuoi fare figli però, come ci ricordano questi cartelloni, fai un torto all’Italia perché la tua “fertilità è un bene comune”. Va protetta, “per te. Per noi. Per tutti”, recita un’altra cartolina. Una bella ragazza tiene una clessidra in mano e recita “La bellezza non ha età, la fertilità sì”. Sei bella, giovane e capace di procreare, questo è l’importante. Non hai un lavoro? Un partner fisso? Non importa, l’importante è procreare. Ne segue un’altra, “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi”. Questa è bellissima. In un Paese con un tasso di disoccupazione come il nostro, dove l’unica soluzione per i giovani sta diventando emigrare, questa è una delle cartoline migliori.

Certamente la maggioranza dei neo-genitori quarantenni avrebbero voluto avere un figlio vent’anni fa forse però, cara Ministra, erano impegnati a cercare un lavoro o a lavorare gratis per qualche azienda e magari hanno pensato (per fortuna ci hanno pensato loro) che non sarebbe stata una scelta responsabile mettere al mondo un figlio. Dulcis in fundo, altra cartolina recita “La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile”, toccherebbe scriverci a penna anche che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.” E per finire: “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna!”. Per favore qualcuno spieghi alla Lorenzin che nessuno aspetta una cicogna, magari un contratto e uno stipendio decente si però.

Ancora manca un mese al fatidico giorno, mentre la polemica impazza si può sempre decidere di visitare il sito dell’evento per giocare a un simpatico passatempo in cui si può scegliere se interpretare uno spermatozoo e un ovulo e cercare rispettivamente di evitare dei piccoli ostacoli rappresentati da oggetti come boccali di birre e pillole e “catturare” tutti gli spermatozoi. Basta che non vi distragga dal fare figli.

Anche noi, però, abbiamo una cartolina per la creativa Lorenzin. Ce l’ha prestata l’Istat, proprio ieri, 31 agosto. Nel periodico rapportino sugli occupati e i disoccupati si legge: “La stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a luglio aumenta dello 0,4% (+53 mila), dopo il calo registrato nei quattro mesi precedenti. L’aumento riguarda le donne a fronte di una sostanziale stabilità degli uomini. Il tasso di inattività risulta pari al 35,2% (+0,2 punti percentuali)”.

Cara Lorenzin, alla cicogna non crede nessuno (così come ai numerosi ortaggi all’ombra dei quali spunterebbero i neonati), ma così stando le cose bisogna assolutamente puntare su Babbo Natale.

Valentina Bombardieri

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