L’Europa riparte da Ventotene. Forse

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-di SANDRO ROAZZI-

L’Europa non è finita con Brexit ma deve essere più sicura. È il messaggio più immediato che arriva dall’incontro fra Matteo Renzi, Francois Hollande e Angela Merkel. Con l’omaggio ad uno dei principali ispiratori dell’idea di unità europea come è stato Altiero Spinelli. “Quell’Europa che viene da momenti bui oggi e’ una realtà”, ha chiosato la Merkel. C’è da chiedersi se il senso di questo incontro vada davvero nella direzione di rivitalizzare un’Europa irrequieta e confusa. La cautela è d’obbligo, nei rispettivi Paesi i tre leader sono attesi a prove difficili. Eppure Ventotene non è stata una breve crociera sulla Garibaldi. O meglio, può diventare un segnale in grado di bypassare la cinica diffidenza dei mercati per ribadire una volontà di cooperazione su questioni senza le quale l’Europa rischia di sfaldarsi: immigrazione, difesa, crescita.

Titoli, con qualche accenno però che fa anche ben sperare. Se Hollande e Renzi incalzano sulle misure per la ripresa economica la Merkel, che sta meglio (troppo) degli altri, non fa muro. E sulla domanda che riguarda la flessibilità che sta a cuore a Renzi non si limita a girare la palla a Bruxelles, mai così sola, ma riconosce i progressi italiani. Naturalmente non emerge nessun riferimento ad un coordinamento della politica economica ancora, ma i vertici di questo tipo non sono i più adatti. Non solo: assediata dall’est europeo e al suo interno dai fautori di frontiere “alte” la Merkel ammette che fu un errore non “europizzare” il problema della immigrazione e che bisogna procedere in modo coeso, pur mantenendo i propri principi.

Parole certamente gradite per Renzi. Del resto in questi vertici le parole sono importanti, ma di più lo sono gli scambi di opinioni a riflettori spenti e la sintonia che si crea fra i protagonisti e che può talvolta dipanare nodi in apparenza irrisolvibili. Ed i tre leader hanno capito, pare, che non possono marciare da soli. Le decisioni non potevano essere sparate… dalla Garibaldi, ma almeno per ora l’Europa ha una sorta di… consultorio in grado di misurarsi con la necessità di uscire dall’immobilismo e provare a ricostruire le condizioni per una speranza. Servirà? I dubbi restano: l’Europa di Renzi, Merkel e Hollande vuole rimboccarsi le maniche per uscire dalla palude ma non è detto che gli altri Paesi seguano. Ancora: autorevoli voci come quella di Carlo Azeglio Ciampi in Italia e del premio Nobel Joseph Stiglitz invitano a ragionare su una Europa a più velocità per evitare quella su un binario morto.

Inoltre i Governi e Bruxelles hanno a che fare con uno scenario internazionale dove la voce europea è troppo spesso un balbettio. E gli Usa, la Cina, la Russia con i loro alleati ed interlocutori, non aspettano nessuno, questo è certo. È anche vero pero’ che l’Europa è nata dalla concretezza con la prima sua entità comune che parlava di acciaio e carbone. Allora però gli statisti all’opera erano una garanzia anche sui terreni della politica e della diplomazia. Oggi è meglio non azzardare paragoni. Ma osservare senza preconcetti. Renzi, Merkel e Hollande comunque ne hanno diritto se non altro per le difficoltà inedite e complesse che cercano di superare.

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