La fiamma olimpica illuminerà la lunga notte del Brasile?

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-di SANDRO ROAZZI-

Conto alla rovescia per le Olimpiadi di Rio. Il Brasile si prepara alla parata di stelle sportive giunte da tutto il mondo. Quando fu scelto per ospitare i Giochi anche il Paese di Lula era a suo modo una stella guidando la carica dei Paesi denominati Brics proprio per la loro impetuosa crescita economica. B come Brasile, poi Russia, India, Cina e Sudafrica. Oggi la stella si è momentaneamente spenta. Recessione economica, crisi istituzionale e politica la hanno oscurata.
In dieci anni il Brasile di Lula, spingendo l’acceleratore sulle politiche sociali aveva fatto riemergere 30 milioni di persone dalla endemica miseria all’ingresso nelle classi medie incrementando i consumi. Poi le difficoltà che si sono intrecciate con la crisi internazionale e gli scandali interni.

Cedono alcuni “fondamentali”: 10 milioni di brasiliani con libretto di lavoro risultano disoccupati, il Pil per il 2016 è dato in calo del 2,6%, il debito cresce e le previsioni lo danno nel 2019 al 93% del Pil, tassi di interesse attorno al 10%, la pressione fiscale sale al 36% (magari fosse così in Italia). Eppure le potenzialità del gigante sudamericano ci sono tutte. Paradossalmente il colpo di grazia è arrivato dal rallentamento economico di una componente dei Brics, la Cina consumatrice vorace di quelle materie prime che sono il fiore all’occhiello dell’export brasiliano. E proprio da uno dei simboli della crescita verde-oro che è arrivato il veleno che ha intossicato la vita politica brasiliana: il colosso dell’energia Petrobas che è stato travolto da inchieste che hanno portato a galla la mina della corruzione. 

Ancora una volta insomma la crescita economica e l’emergere di nuova ricchezza hanno provocato malcostume e scandali. E di conseguenza dopo le accuse verso la Rousseff (che ha sostituito al vertice dello Stato Lula non indenne peraltro dall’ondata di discredito che ha invaso la vita politica) costretta a lasciare il Governo nelle mani del Vice Presidente Temer (in bilico pure lui), è salita nel Paese la sfiducia verso una intera classe dirigente. Con l’opposizione pronta a fare il suo mestiere: soffiare sul fuoco. 

Le Olimpiadi possono aiutare il Brasile ad uscire da questa notte della politica? “Potrebbe esserci un effetto positivo nel senso di restituire orgoglio nazionale, concorrere a far ritrovare fiducia in se stessi”, osserva Fabio Porta, deputato del PD di quell’area sudamericana. E le imprese, quelle italiane in particolare, sono tentate di uscire da un Paese nell’occhio del ciclone da una duplice crisi? “No, non credo. Il Brasile può recuperare sul piano economico con le risorse che possiede. Anche perché il segno della politica di Lula non è disperso. Tempo fa in una riunione con gruppi italiani presenti da tempo in Brasile, come Telecom, Fiat, Pirelli, è emersa la volontà di continuare. Del resto alcuni segnali non vanno sottovalutati: malgrado tutte le bufere la borsa di San Paolo è una delle migliori del periodo nel mondo”. E la nomina di un economista stimato dai mercati alla guida della Banca Centrale punta a dimostrare che il Brasile vuole ripartire. 

La contraddizione rimane questa, allora: l’attesa per i giochi, nonostante tutto, cresce. Assieme però ai timori di perdere conquiste sociali e benessere soprattutto da parte delle classi medie della società brasiliana. Un problema che, purtroppo, affratella il Brasile al resto delle società più sviluppate al pari dello sfarinamento dei ceti medi nel mondo. Intanto ben vengano i giochi. Il cuore può restare allegro specie se pioveranno medaglie. Ed il Brasile stavolta può vincere.

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