Banche, serve un intervento più forte dello Stato

Governo

-di SANDRO ROAZZI-

Estate caldissima per le banche. Ricorda certe tempeste estive sulle monete di qualche decennio fa. Gli stress test? I mercati si comportano come se fossero esercizi di scuola, ben lontani dalla cruda e nuda realtà. E le rassicurazioni che provengono dai loro esiti finiscono invece per esaltare le fragilità del sistema bancario. Per l’Italia sono finiti sulle montagne russe delle contrattazioni in borsa non solo Mps ma anche altri istituti di credito importanti. Eppure stando alle simulazioni di Mediobanca anche nelle ipotesi meno favorevoli loro tenuta sarebbe fuori discussione. 

Fuori di Italia invece uno dei colossi bancari “osservato speciale” la Deutsche Bank , supera gli stress test meglio del previsto. Misteri indecifrabili. La scelta di soluzioni di mercato spinge verso ricapitalizzazioni a macchia di leopardo nel sistema bancario italiano per evitare quelli che si definiscono rischi sistemici. Atlante è il primo esempio. Le conseguenze sull’economia reali però non tarderanno a farsi sentire e per un contesto fatto di piccole imprese e di risparmio diffuso come quello italiano non è una bella notizia. Al di là dei fatti contingenti però questi affanni ci consegnano ancora una volta la pericolosa prevalenza delle regie della speculazione e della finanza sugli andamenti economici reali. Senza tener conto che la nostra Borsa oltre che essere “piccola” dipende nei fatti da Londra. 

Inoltre il sistema bancario e finanziario globalizzato dopo la dura lezione della recessione è ancora opaco, troppo opaco. Ecco perché le misure che si affastellano per tappare i buchi appaiono di corto respiro. Alla fine del tunnel allora non c’è la luce ma piuttosto l’eventualità di nuovi mutamenti proprietari a basso costo con l’attivismo dei fondi più potenti. Aggiungiamo poi che la redditività attuale del sistema bancario è modesta e con le politiche monetarie in atto delle Banche Centrali nel medio periodo resterà tale. Il rischio è che dopo un’estate rovente di assista ad una gelata inquietante anche per le sorti della crescita economica. L’Europa in quanto tale non ha una politica del credito e non la vuole avere probabilmente per non incrinare equilibri di potere. L’Italia non ha avuto politiche di credito credibili, oggi tenta il recupero ma le facce alla guida delle banche sono per lo più le stesse di sempre. Anche se è sbagliato usare giudizi sbrigativi sull’insieme delle banche italiane.

In questo momento poi manca il condizionamento sindacale troppo preso a parare i colpi più che prevedibili sull’occupazione. L’impressione è che le mire della speculazione che potevano indirizzarsi in questi mesi, specie dopo Brexit, contro l’euro abbiano cambiato bersaglio dopo la muraglia di interventi elevata da Draghi. Le banche sono divenute allora l’anello debole della catena. L’Italia a sua volta lo è diventato nel sentimento internazionale, a torto probabilmente, sul piano regionale in Europa. Il compito del Governo non è facile, ma occorre molto coraggio anche, se necessario, per marcare la necessità di un intervento pubblico più penetrante. L’Europa? A quel punto dovrà scegliere fra l’ingordigia della speculazione e la tenuta di un Paese cardine dell’Unione.

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