Rouen, assalto a una chiesa, sgozzato il parroco

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La rivendicazione è arrivata puntuale: “I due esecutori dell’attacco alla chiesa in Normandia in Francia sono due soldati dello Stato islamico. E hanno eseguito l’operazione in risposta agli appelli di prendere di mira i paesi della Coalizione crociata”. A diffonderla l’agenzia Aamaq. La Chiesa è sotto attacco e la Francia, dodici giorni dopo la strage di Nizza, ripiomba nell’angoscia. Dopo il Sud, la follia omicida colpisce a nord: nel paese di Saint Etienne du Roivray, un comune della Seine-Maritime, a una decina di chilometri da Rouen, la città del presidente francese, Francois Hollande che si è immediatamente precipitato nella cittadina in cui due uomini armati di coltello prima hanno fatto irruzione in una chiesa, preso cinque ostaggi, sgozzato il sacerdote che stava celebrando la messa, ferito gravemente un altra persona per essere alla fine “abbattuti” dalle teste di cuoio francesi. Sulla matrice non sembrano esserci dubbi.

E la conferma è arrivata direttamente da Hollande nel corso di una improvvisata conferenza stampa tenuta davanti alla chiesa teatro di questo nuovo orrore. Insieme al ministro dell’interno Cazeneuve bersaglio di numerose critiche per le “falle” nel sistema di sicurezza emerse a Nizza (secondo uno sondaggio, il 75 per cento dei francesi ritiene gli attuali dirigenti politici non all’altezza della sfida terroristica lanciata dal radicalismo islamico), il presidente ha spiegato che l’attentato è stato attuato da due individui che hanno agito “in nome dell’Isis”. E ha continuato: “Siamo davanti a un’organizzazione terroristica che ci ha dichiarato guerra. Dobbiamo condurre questa guerra con tutti i mezzi, nel rispetto del diritto: siamo una democrazia”.

Il presidente preoccupato per la “tenuta” del paese, ha sottolineato che l’Isis “vuole dividerci” e perciò ha invitato la nazione a rispondere in maniera compatta ma l’appello non ha sortito effetto visto che le critiche dei suoi oppositori sono state sempre più aggressive, soprattutto da parte di Marine Le Pen. Per il capo dello Stato oggi la Francia si deve confrontare ad “una ennesima prova”. Saint-Etienne-du-Rouvray è il seguito di quello che “stiamo vivendo ormai da quasi due anni. Dopo Charlie Hebdo, dopo l’HyperCacher, dopo il Bataclan e i tanti altri attentati che in questi ultimi diciotto mesi hanno insanguinato il Paese oggi ad essere colpiti sono stati i cattolici” anche se questo nuovo attacco “coinvolge tutti i francesi”. Definendo l’attentato “ignobile”, Hollande ha sottolineato che si è in presenza di una “minaccia molto elevata”.

Tutto è cominciato in mattinata quando due uomini armati di coltello sono penetrati nella chiesa del paese entrando dalla porta sul retro mentre era in corso di svolgimento la messa. Sotto la minaccia delle armi hanno preso in ostaggio cinque persone, il sacerdote, due suore (una è stata ferita gravemente) e i due fedeli che partecipavano alla messa. Secondo alcune testimonianze riportate dai Media, i due nel momento in cui hanno cominciato la loro azione hanno urlato: “Daesh”. Altri testimoni, invece, avrebbero sentito i due gridare “Allah-Akbar”. In ogni caso la pista porta all’Isis che poco dopo ha puntualmente rivendicato. Una azione che rende disperatamente attuali gli allarmi lanciati da Europol: cinquemila “foreign fighters” sarebbero rientrati in Europa; di questi 1.500-1800 sarebbero pronti a immolarsi nel nome del sedicente Califfo Al Baghdadi.

Il primo a cadere sotto le lame dei sequestratori è stato Jacques Hamel, sacerdote di ottantasei anni che stava celebrando la messa. Tutti lo descrivono come un uomo pieno di calore umano, semplice e dedito a una vita decisamente modesta”. Era nato in Normandia, a Darnétal, nel 1930 e aveva preso i voti nel 1958. Una “vittima per caso”. Ieri mattina officiava a causa dell’assenza del parroco, l’abate Auguste Moanda-Phuati, di nazionalità congolese, appena rientrato dalle vacanze nel suo paese. Nonostante per i sacerdoti il “pensionamento” sia previsto a 75 anni, Hamel aveva deciso di andare avanti. “Si sentiva ancora forte e diceva a sé stesso: non ci sono preti a sufficienza”, ha raccontato l’abate. Anche Mohammed Karabila, presidente del Consiglio regionale del culto musulmano in Normandia, parla di “un uomo di pace, di religione, con un certo carisma. Una persona che ha dedicato la sua vita alle sue idee e alla sua religione. Ha dedicato la sua vita agli altri”.

Il sequestro non è durato molto perché sono intervenuti subito le “teste di cuoio” che hanno ucciso di due assalitori. Le indagini per fare completa chiarezza su questo nuovo attentato sono state significativamente assegnate alla procura anti-terrorismo. I primi dati biografici degli attentatori, però, definiscono i classici identikit di soggetti ormai votati alla causa del Daesh. Uno dei due, ad esempio, lo scorso anno aveva provato a unirsi all’esercito di Al Baghdadi ma venne fermato al confine turco. Finito in galera, era stato liberato il 22 marzo scorso. Era in libertà vigilata, gli era stato applicato il braccialetto elettronico e poteva uscire di casa tutti i giorni dalle 8,30 alle 12,30. La vigilanza sulla sua libertà, evidentemente, è stata piuttosto lacunosa e l’orario in cui poteva aggirarsi liberamente per le strade francesi gli ha consentito di compiere un attentato in concomitanza con la messa del mattino. Erano tutti e due di nazionalità francese, nati proprio a Rouen. Nel frattempo la caccia all’uomo per trovare i complici degli attentatori ha portato al fermo di una persona.

Questa nuova tragedia ha innalzato ulteriormente i toni della polemica politica. Nel mirino delle critiche anche il primo ministro, Manuel Valls che in occasione dei funerali a Nizza delle vittime della strage di dodici giorni fa venne rumorosamente fischiato. Ieri Valls attraverso twitter ha espresso il suo “orrore di fronte al barbaro attacco nella chiesa di Seine-Maritime. La Francia intera e tutti i cattolici sono colpiti. Faremo blocco”. Ma di accettare questi inviti all’unità nazionale Marine Le Pen non ha alcuna voglia e sostiene che “la responsabilità di tutti coloro che ci governano da trent’anni è enorme. Vederli chiacchierare è ripugnante”. Nicolas Sarkozy usa toni meno forti ma non manca di affermare che “Dobbiamo cambiare la strategia della nostra risposta”. Ma ora cresce il timore, dopo questo primo attacco a una chiesa, che lo scontro possa veramente assumere i contorni di una guerra di religione. Papa Francesco ha ribadito la sua “condanna radicale di ogni forma di odio”. A sua volta il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi ha sottolineato: “Siamo particolarmente colpiti perché questa violenza orribile è avvenuta in una chiesa, un luogo sacro in cui si annuncia l’amore di Dio, con la barbara uccisione e il coinvolgimento dei fedeli”. Ieri i vescovi francesi impegnati a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù (è atteso per domani l’arrivo di Papa Francesco) hanno tenuto un vertice di crisi.

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