Paese in difficoltà: ricette peggiori del male

istat (1)

-di SILVANO MINIATI- 

Gli ultimi dati forniti dall’ISTAT rappresentano qualcosa di molto più serio del classico pugno nello stomaco. Siamo infatti in presenza della dimostrazione che governo e Ministri sono ormai privi di qualsiasi attendibilità. I dati forniti dall’ISTAT sono davvero allarmanti e soprattutto tali da testimoniare il fallimento della politica del governo.

Al momento non si conoscono dichiarazioni e commenti di Piercarlo Padoan o di Giuliano Poletti e neppure tweet di Matteo Renzi che ci invitino a stare sereni in quanto l’Italia non è più un problema per l ‘Europa, essendo ormai uscita dalla crisi e avendo sistemato tutti i problemi con le banche.

Ad essere davvero sommersi da un ondata di buonismo potremmo affermare che questa volta è andata meglio del solito. Non possiamo però consolarci ritenendo di essere stati presi in giro un po’ meno del solito… Non possiamo davvero chiudere gli occhi davanti alla controprova che la situazione del nostro paese è davvero allarmante.

Cerchiamo almeno di fare chiarezza su alcuni dati che appaiono inoppugnabili e sui quali sarebbe davvero puerile tirare in ballo i soliti gufi.

Dunque leggendo i dati del PIL l’Italia cresce meno del previsto o di quanto ci si poteva aspettare ma cresce. Che si tratti dello 0.6 dello 0.8 o addirittura dell’1%, la crescita esiste e nessuno può negarla. Se la ricchezza cresce, però crescono miseria e povertà è evidente che c’è chi tra i cittadini beneficia di tutti i risultati positivi e chi invece ne viene assolutamente escluso.

In ogni democrazia degna di questo nome è scontato che il compito più importante di ogni governo sia quello della redistribuzione, facendo sì che i benefici vengano redistribuiti con particolare riguardo verso chi sta peggio e soprattutto attraverso politiche che evitino che i più forti approfittino della situazione per diventare ancora più forti.

Quando si fa riferimento a coloro che stanno peggio ci si riferisce ovviamente a coloro che percepiscono redditi del tutto insufficienti a garantire una vita dignitosa, vissuta comunque al di sopra della soglia di indigenza.

Mi riferisco a coloro che non riescono più a curarsi, ad alimentarsi e vestirsi in modo adeguato. Coloro che, a ben vedere, sono scivolati in un girone nel quale anche la prospettiva di stabilità dei livelli di aspettativa di vita si sta abbassando.

E se la ricchezza generale, il maledetto PIL, cresce seppur di poco e il numero dei poveri aumenta, questo per tutti dovrebbe rappresentare un indice di fallimento della politica, quella vera.

Cinque milioni di poveri, che più poveri non si può. Otto milioni di indigenti, un bambino su dieci in difficoltà, cosa serve ancora a Renzi, Poletti e Padoan perché prendano atto che le loro ricette si sono dimostrate peggiori del male che dovevano debellare!? Cosa serve ancora al governo per prendere atto che se il 10% dei cittadini continua a migliorare la propria condizione, compresa quella fiscale, mentre tutti gli altri arrancano e arretrano, è ora di ammettere che le cose non vanno affatto bene. Che le promesse fatte e le aspettative suscitate non trovano riscontro nella realtà. Se nel governo operano uomini e donne che non hanno neppure il coraggio di ammettere lealmente che le cose vanno male e che sarà necessario smettere di promettere miracoli e cercare invece di cambiare strada, forse dovrebbero mettere in conto anche l’ipotesi che nella vita si possono fare mestiere diversi.

Tutto questo, ovviamente, prendendo atto che coloro che c’erano prima, c’entrano sempre di meno. E che quando si governa da un arco di tempo niente affatto trascurabile, i fatti concreti e i risultati dovrebbero comunque fare premio sulle promesse.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi