A Erdogan la verità fa male

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Il presidente turco, Erdogan, non ama le parole quando rappresentano sinceramente un dato di fatto. Il vice-premier del governo da lui voluto, tal Nurettin Canikli, un signore che al momento non ha ancora lasciato alcun segno indelebile sulla storia dell’umanità, è uscito allo scoperto per rimbrottare Papa Francesco per l’uso di un sostantivo: genocidio. Il Papa lo ha utilizzato facendo riferimento alla eliminazione di un milione e mezzo di armeni. Oggettivamente, il vocabolario non prevede particolari alternative per definire una simile situazione. Il vice-premier che a sua volta sembra scegliere i sostantivi tirandoli un po’ a sorte, ha accusato Francesco di avere la “mentalità delle crociate”. Riesce un po’ difficile immaginare il Papa nelle vesti di Goffredo di Buglione. In ogni caso, visto che gli uomini al potere ad Ankara sono dei raffinati linguisti, vorremmo sapere come si definisce un sistema politico che per il secondo anno consecutivo vieta lo svolgimento di una manifestazione pacifica come il Gay Pride, trasforma le strade di Istanbul in un campo di battaglia, ferma diciannove manifestanti e blocca un paio di parlamentari tedeschi? Probabilmente a Erdogan non piacerà, ma chi crede nella democrazia ha un solo modo per definire un simile sistema: dittatura.

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