Dopo lo choc, nuove ricette economiche

 

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-di SANDRO ROAZZI-

Mentre in Gran Bretagna spuntano i pentiti che vogliono un nuovo referendum, in Europa siamo alla partita doppia: falchi anti Gb contro colombe, ma soprattutto i fautori di più Europa a confronto con chi, come la Germania, “preferisce” parlare di Europa diversa. E non è un gioco lessicale. Se i britannici non sono messi bene, l’Europa non può più sfuggire alla resa dei conti con un modello logoro che ha trasformato il sogno europeo in una camicia di forza che suscita rifiuti. Ha ragione Romano Prodi quando osserva che il vecchio Continente era gia’ debole prima del Brexit, anzi in una situazione “penosa”. E il consigliere di Francois Mitterrand, Jacques Attali si spinge fino a non escludere, se la lezione non susciterà cambiamenti, la disgregazione dell’Europa.


Brexit è il primo passo indietro del processo di integrazione, ma potrebbe non essere un caso isolato. Lunedì con i mercati aperti e l’esito delle elezioni spagnole, i premier di Francia ed Italia ne discuteranno con Angela Merkel, con il Presidente del consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, ma senza Jean Claude Junker, simbolo attuale degli euro-burocrati di Bruxelles. I tedeschi non vogliono “punire” Londra ma non vogliono neppure troppa Europa con un unico Ministro dell’economia e deficit in comune. La partita che si apre è molto complessa ed è soprattutto politica. La moderazione serve se accanto si schiera il coraggio di governanti decisi a dimostrare che l’Europa non è agli sgoccioli ma è in grado di sconfiggere populismi e fughe nel nazionalismo con un progetto nuovo.

Il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan non a caso ha segnalato come uno dei pochi spunti positivi di questa situazione la voglia di politica che si riaffaccia in Europa e richiama la necessità di politiche economiche diverse: crescita, occupazione, lotta alle diseguaglianze. Insomma voltare pagina sul serio rispetto a quelle esasperate ricette di austerità figlie di un ottuso liberismo. Politica ed economia hanno bisogno di un poderoso bagno di novità, ed in fretta.

Anche perché tergiversare, rinviare non farà bene alla economia europea che può ritrovarsi in stagnazione malgrado gli sforzi di Draghi. Anche per noi negative conseguenze potrebbero profilarsi senza una svolta: meno crescita, più problemi per i conti pubblici e, nuovamente il rischio di finire in un “cul de sac”. Le stesse imprese sono all’erta. Attenzione però a non usare Brexit come un alibi, il rilancio dell’economia reale dipende in massima parte dalle scelte interne che si faranno. Fra queste, il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia cita la ripresa degli investimenti privati. L’ascoltino.

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