Shock Brexit sull’economia: guarirlo col coraggio

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-di SANDRO ROAZZI-

Ed arrivò anche il giorno dello shock sui mercati dal nome Brexit. Monete e borse restituiscono i guadagni dell’attimo fuggente dell’euforia da previsioni favorevoli al remain, per giunta con gli interessi. Siamo all’inizio di un periodo di volatilità imprevedibile che ora minacciosamente si dirige verso le elezioni spagnole.

Fra le borse proprio Londra per diverse ore perde di meno delle altre piazze europee. A riprova del peso mondiale della piazza londinese che ora potrebbe essere rimesso in discussione. Le peggiori conseguenze della Brexit si e’ subito visto che riguardano il piano della politica fra la paura di un naufragio targato Europa e la esile speranza di un cambio di passo sulla cui strada c’è però l’incognita della sorte della egemonia tedesca e del ruolo di Paesi come Francia e Italia. Intanto il Mediterraneo rischia di tornare ad essere un’area sulla quale scaricare tutte le contraddizioni di quest’Europa inconsistente.

Ma certo alcuni segnali non sono confortanti. Se la sterlina crolla, l’euro si indebolisce a sua volta, e questa volta i vantaggi sull’export paiono decisamente inferiori al calo di fiducia nella moneta europea che si avvia verso mesi molto caldi se oltre alla strenua difesa della Bce non si affiancherà un nuovo progetto europeo. Oggi l’euro pare essere un potenziale bersaglio della speculazione e del rifiuto di Europa. Colpisce poi che gia’ si facciano già calcoli sull’influenza di una maggiore incertezza rispetto alla performance del Pil 2017 che qualcuno già stima per lItalia in caduta ben al disotto dell’un per cento. E la spesa per interessi soprattutto per un Paese gravato da un imponente debito pubblico come il nostro potrebbe crescere togliendo risorse essenziali per riduzioni fiscali, investimenti e creazione di nuovi posti di lavoro.

Tempi fa andava per la maggiore la battuta di Draghi sulla dubbia sostenibilità di altri shock da parte dell’economia europea. Il pensiero correva soprattutto alle banche scosse dalla recessione, dalle sofferenze ma anche dallo sconquasso della rivoluzione digitale. Non è un caso che in queste ore sono finite sotto schiaffo in Europa in un battibaleno. Francoforte è pronta, a tassi zero e sotto zero, a prestare denaro a quegli istituti che li impiegheranno a sostegno dell’economia reale. Un segnale importante ma che potrebbe non conseguire l’obiettivo di tranquillizzare banche ed imprese. Finora le ingenti risorse dirottate sugli istituti bancari si sono rivelate rivoli avari per imprese e famiglie. Anzi per lo più soldi sottratti alla ripresa.

Uscire da questo ginepraio non e’ semplice, i contraccolpi della Brexit coinvolgono infatti una rete di interessi economici di imponente valenza. Non dimentichiamo che nell’elenco di Paesi indiziati di imitazione con Brexit ci sono economie forti non deboli, vedi… Olanda. Mettere ordine in questo guazzabuglio è possibile ma sarà un’impresa non facile se prevarrà la paura verso i frutti avvelenati del referendum britannico con il carico di rancori, sfiducia, panico latente. Occorrerà reagire invece con lucidità, generosità, collaborazione. Se non altro per non vanificare le aspettative di tanti giovani, anche britannici, che si sentono cittadini di Europa, della globalizzazione, ed erano contro Brexit.

E per non dimenticare una colpevole omissione che ha avuto un ruolo nell’esito del referendum ma continua ad averlo anche nel malessere antieuropeo diffuso: l’aver omesso di fare i conti con il predominio incontrollato della finanza a tutto scapito dell’economia reale e di valori come equità e solidarietà. E le omissioni, come si e’ visto, si pagano. Tocca ai Governi ora impedire che le debolezze europee ci ricaccino in stagnazione. Cambino regole punitive e sterili di crescita, facciano progetti credibili. Dimostrino di crederci. Comprendano che le furbizie alla Cameron non pagano, che serve consenso vero e buona politica che oggi latita. Ma essere pessimisti o rinunciatari sarebbe un grave errore, risalire si può.

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