Evasione e sommerso: l’offensiva di Padoan

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-di SANDRO ROAZZI-

Un segnale d’allarme significativo quello del Ministro della Economia, Piercarlo Padoan, alla annuale celebrazione dell’anniversario della guardia di Finanza: corruzione e sommerso inquinano l’economia. Se pensiamo che si calcola che il sommerso valga in Italia in rapporto al Pil circa 200 miliardi di euro (13-14%), ecco… la misura dell’allarme. Usciti dalla recessione nella quale erano a più difficile individuare e colpire fenomeni di sommerso che si intrecciavano con le gravi difficoltà dell’economia reale ecco dunque che si può tornare a fare i conti con un enorme “furto” di legalità economica i cui riflessi sul fisco, la contribuzione previdenziale, la concorrenza sono assai nefasti.

L’aver evocato questo problema di fronte alla guardia di Finanza può allora voler dire il ritorno ad una stagione di intensificazione dei controlli e del contrasto a queste forme illegali spesso contigue alle attività della criminalità organizzata? E’ auspicabile che sia così, assieme a quelle forme incentivanti ad uscire dall’economia sommersa che sono state sperimentate nel passato ma senza molta convinzione e soprattutto continuità.
Ma c’è un altro passaggio del discorso del Ministro dell’economia che non va sottovalutato: quello nel quale si citano i comportamenti della criminalità organizzata in economia sostenuti da “sofisticati strumenti giuridici e tecnologici”. E’ l’affarismo criminale in giacca e cravatta, che si è ramificato anche al Nord e che usa gli ingenti proventi del malaffare per intrufolarsi nell’economia legale e nella stessa finanza. Un fiume carsico pericoloso ed agguerrito che si avvale delle debolezze di un contesto economico ancora convalescente dopo la recessione.

Su questo versante non solo si deve fare di più da parte delle Istituzioni ma probabilmente deve tornare a farsi sentire anche quella coscienza civile che è la prima barriera nel territorio e nelle nostre città nei confronti della prepotenza criminale. Forse, la ventata di novità che pervade il Paese dopo le elezioni amministrative per dimostrare di essere davvero portatrice di aria fresca e nuova dovrebbe tentare di fare i conti anche con questo fenomeno che si è ingrassato negli ultimi anni sulle disgrazie economiche del Paese mentre, inutile negarlo, l’Italia degli onesti si impoveriva nella crisi. Non pochi scandali succedutisi in questi ultimi, e penultimi, tempi ne sono la prova.

L’acqua di coltura per questo inquinamento sociale ed economico non è certo bassa: la guardia di finanza ha riportato alla luce 30 miliardi di imponibile evaso che ora affronterà l’iter del tentato recupero. Ventuno miliardi sono il frutto di indagini su residenze fittizie all’estero di varie attività. Come dire che il valzer dei capitali che fuggono dall’Italia è proseguito e non solo in corrispondenza delle turbolenze europee.

Se, come sostiene ancora una volta Padoan, si deve fare il possibile per stabilizzare i conti pubblici ed al tempo stesso andare incontro alle aspettative di imprese e famiglie riguardo il troppe volte promesso alleggerimento fiscale, il livello del contrasto nei confronti di questi fenomeni criminali non può non essere alzato. Anche in questo modo del resto la credibilità delle Istituzioni può ritrovare una ragione valida per recuperare terreno.

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